Domenica ho partecipato alla maratona di Verona, anche se al mio arrivo in città ho temuto che il navigatore mi avesse condotto per sbaglio a Johannesburg. Ora so come si sentono i boeri in Sudafrica. Ovviamente ho cancellato la e-mail di reclamo alla TomTom appena ho capito che non ero giunto in uno di quei posti da cui il Sahel sembra l’Iperborea.
Insomma, mi sono presentato alla partenza scaligera con l’intenzione di abbattere il muro delle due ore e cinquanta minuti. Ho impostato il mio ritmo di poco al di sotto dei quattro minuti al chilometro e per trentacinquemila metri non ho avuto grossi problemi, però negli ultimi sette chilometri ho accusato un calo notevole che si è acuito a duemila metri dall’arrivo.
Sono comunque soddisfatto perché malgrado la crisi ho tagliato il traguardo in 2h56’35": sotto le tre ore mi va sempre bene e questa è l’ottava volta su otto che chiudo così. Il percorso mi è piaciuto e l’ho trovato piuttosto veloce, il pubblico presente è stato partecipe e l’organizzazione mi è parsa ottima. In poco più di un mese e mezzo ho corso tre maratone e una mezza su cui ho stabilito il mio nuovo primato, ma ancora non escludo che possa chiudere l’anno con un’altra gara sulla distanza regina. Sono stato bene in questo periodo d’intensa attività agonistica e non mi hanno pesato né le molte ore di guida né la beata solitudine.
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