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Un po’ di comprensibile e incomodo sconforto

È tarda notte e piove a dirotto come prevede la più scontata delle sceneggiature. Sono un po’  giù di morale e a ragion veduta, perciò ascolto un vecchio disco di Shawn Phillips che si chiama “Second Contribution” e intanto scrivo per medicare le mie ferite interiori.
Talvolta mi sento del tutto disarmato dinanzi al ciclico ripresentarsi di certe dinamiche, come se io scadessi davvero nella coazione a ripetere, ma non capisco mai quando e come avrei potuto imprimere un altro corso agli eventi. Altrove la terra trema e gli edifici crollano, invece dentro di me non sento scossa alcuna e non c’è nulla da abbattere perché nulla vi ho mai costruito, però la vita è fatta anche di silenzi e solitudini imperiture così come i deserti hanno il loro spazio su questo pianeta. Ormai ho sviluppato gli anticorpi per delle malattie a cui sono immune, tuttavia ancor mi beo d’un po’ di malinconia che in questa notte minacciosa e ferale scorre a fiumi.
Provo una sensazione agrodolce che in parte mi piace, ma questa non dipende affatto da quello che ho mangiato ieri sera in una bettola cinese ed è invece qualcosa che ho già esperito prima. Dieci anni fa uscivo spesso la notte per lunghe e solitarie camminate tra strade vuote che per me sono sempre rimaste tali anche di giorno. A un certo punto ho smesso di camminare e così ho cominciato a correre, ma alla fine ho superato anche le mie ombre e così, al posto delle strade già vuote, mi sono ritrovato al cospetto della desolazione.
Credo che sia sottovalutata la valenza sociale dei propri fantasmi, però è giusto che anch’essi godano di uno spettrale e meritato trattamento pensionistico. Non me la passo male e non mi posso lamentare di nulla, ma sarei disonesto se non ammettessi come anche in me ancora viva l’intramontabile desiderio di sentirmi al primo posto per una donna, e di sicuro non per la corona d’alloro ancorché questa abbia un suo fascino. Ogni tanto mi stupisco di come certe speranze sopravvivano al tempo e alla volontà di sradicarle, ma forse aveva ragione Battiato in un suo successo di parecchi anni fa: “I desideri non invecchiano quasi mai con l’età”.
Non mi resta altro che avanzare nel tempo mentre quest’ultimo procede contro di me presso il tribunale delle possibilità. Di certo non mi faccio trascinare dagli eventi e non mi reco alla deriva per conto di altri, ma è giusto che io dia voce (benché scritta) a questo mio umore passeggero.

Francesco

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