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Giorni che se ne vanno, altri che vengono

L'estate sta per volgere al termine e presto il sole scalderà con meno vigore l'emisfero boreale. L'autunno mi rincuora anche se lo considero il mesto fratello della primavera. Esistono stagioni che non conosco perché non ho mai compiuto un moto di rotazione attorno all'asse cardiaco né con un moto di rivoluzione ho mai tracciato un'orbita intorno a una figura muliebre.
Campo tra la pace e il disincanto, in una zona di confine dove le giornate scorrono lente e in cui le mie abitudini si ripetono senza incontrare ostacoli né incroci. Il tempo fa il suo corso ed erode ogni cosa o forse di più. Mi racconto a me stesso per mantenere vivo un dialogo interiore che è la mia ancora di salvezza e il mio vessillo da quando sono entrato nell'età della ragione: non avverto obblighi di chiarezza che verso la mia immagine riflessa e al contempo mi chiedo se una tale affermazione sappia condurre il suo vero significato, non quello d'apparente egocentrismo. La vaghezza di questo brevissimo scritto si perde in sé come tanto va perso nel Mar Tirreno.


Spiaggia Lunga, Monte Argentario (mia foto tardo agostana)
Francesco

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