Pubblicato martedì 30 Agosto 2016 alle 18:59 da
Francesco
Sabato mi sono recato in quel di Arcidosso per prendere parte al campionato regionale UISP di corsa su strada. La gara prevedeva un percorso nervoso di 10,6 chilometri, ovvero una distanza non molto congeniale per le mie caratteristiche di fondista, ma ho deciso di correrla lo stesso per testare il mio stato di forma e per cercare di agguantare un bronzo.
Nei primi chilometri ho corso da solo tra due gruppi e soltanto a metà strada ho raggiunto un mio compagno di squadra con il quale mi sono giocato l'oro di categoria fino alla fine, tuttavia a ridosso del traguardo non ho trovato l'energia per lo sprint finale e ho accettato un argento in cui non speravo affatto prima della partenza. Ho tenuto un passo di 3'52" al chilometro su un percorso con discese e salite che mi hanno sollecitato molto a livello muscolare, difatti ne ho accusato i postumi sui quadricipiti femorali. Ho sofferto molto in questa gara e soltanto la testa mi ha permesso di non fermare le gambe. Sono riuscito ad arrivare davanti ad atleti che forse hanno qualcosa più di me su tali distanze, perciò non posso che ritenermi soddisfatto.
Ho chiuso al 9° posto su 149 partecipanti e, come già detto, sono arrivato secondo di categoria. Non intendo più soffrire così tanto in una gara del genere, perciò voglio perdere qualche altro chilo e concentrarmi su allenamenti di qualità (che con il caldo estivo non sono riuscito a fare).
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foto dall'Archivio Team Marathon Bike)
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Pubblicato domenica 21 Agosto 2016 alle 23:33 da
Francesco
Sabato mi sono recato nella ridente Follonica per l'undicesima fiera del disco. Invero non c'erano molti espositori, ma per fortuna ciò che mancava in quantità v'era in qualità!
Non avevo a disposizione un grande budget e di conseguenza non ho potuto comprare certe primizie, ma ho trovato dei buoni vinili a poco e ho scoperto qualche nuovo disco che di sicuro mi procurerò in futuro. Tra i miei acquisti migliori segnalo i vinili di "Fugazi" dei Marillion e la colonna sonora di "Momenti di gloria" di Vangelis a cinque euro cadauno! Certo, dischi usati, ma ancora in buone condizioni. Il mio venditore di fiducia mi ha fatto scoprire un gruppo staordinario dello Zimbabwe, gli Assagai; di costoro ho acquistato l'omonimo album di debuto del 1971, un misto di jazz, progressive rock e musica etnica: devo ancora approfondirne le sonorità ma ammetto che mi aveva preso moltissimo già mentre ne valutavo l'acquisto con un ascolto in streaming. Tempo addietro i dischi si ascoltavano nei negozi in cuffia oppure da un amico, ma per fortuna oggi le connessioni mobili e i contenuti su YouTube (che per gli appassionati sono promo e non volgare pirateria) dànno modo alle persone di farsi subito un'idea di quanto non conoscono.
Ho preso anche un disco leggendario come "The Nightfly" che ancor oggi è usato per testare la qualità degli impianti in quanto è un vero punto di riferimento; inoltre ascoltare l'opening track, I.G.Y., in vinile, ha tutto un altro sapore! Sono anche contento per l'acquisto del doppio live dei Camel, una band prog che adoro in modo particolare, specialmente per la chitarra di Latimer.
Senza manco ascoltarlo ho preso sulla fiducia "'O Sanghe" di James Senese e Napoli Centrale; d'altro canto sono pochi altri gli artisti per cui metterei la mano sul fuoco e anche questa volta ho avuto ragione! Rammento ancora lo straordinario concerto di questi musicisti favolosi in quel di Grosseto, lo scorso novembre: il top, davvero il top!
Non mi sono fatto scappare una buona copia a quindici euro di "Six wives of Henry VIII" dello straordinario Rick Wakeman, il mio tastierista preferito (sia da solo che con gli Yes). Che dire poi di una stampa giapponese di "Seventh Sojourn" dei Moody Blues? Potevo lasciarla là? Certo che no! Gli Arti e Mestieri non hanno certo bisogno di presentazioni e "Giro di valzer per domani" è l'unico loro disco che mi mancava, perciò l'ho preso in CD; sullo stesso filone "2" dei nostrani Agorà: che gruppi! Ho trovato a poco anche un album degli Eloy che mi mancava e l'ho preso. Ringrazio ancora il mio venditore di fiducia perché mi ha anche regalato il promo di un giovane gruppo prog italiano che già ha fatto un buon esordio discografico: mi riferisco agli Ingranaggi della Valle. Tra dischi vecchi e nuovi ho quanto basta per aspettare l'autunno e passare un altro inverno in solitudine in attesa della primavera: mi sia concesso di fare il verso a Kim Ki-duk…
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Pubblicato martedì 9 Agosto 2016 alle 18:18 da
Francesco
Ho sempre apprezzato Yukio Mishima per il coraggio che dimostrò negli ultimi momenti della sua vita, quand'egli divenne quello stesso spirito nipponico che voleva ridestare nella terra del sol levante, ma per lungo tempo non sono riuscito a nutrire la stessa stima per la sua scrittura.
Nelle ultime settimane la mia opinione in merito è mutata. Mi ero ripromesso di non leggere più romanzi, però me ne erano rimasti due proprio di Mishima che avevo acquistato in modo forse avventato e, complice anche l'assenza totale di qualsiasi altra lettura di mio interesse che fosse a portata di mano, mi sono risolto ad affrontare ambo gli scritti.
Il mio primo libro di Mishima fu Neve di primavera, nel quale trovai stucchevoli le descrizioni e un po' melensa tutta la storia; avvertii la pesantezza di una narrazione prolissa, tuttavia arrivai lo stesso in fondo al testo che non mi lasciò niente di memorabile: insomma, non mi piacque.
Quando invece ho preso in mano Musica e Confessioni di una maschera le cose sono andate in modo diverso. Del primo ho apprezzato oltremodo il ritmo della narrazione e la storia in sé, con gli ampi riferimenti alla psicanalisi che denotano una certa conoscenza della medesima; invece del secondo mi è piaciuta molto l'ambientazione nel belligerante Giappone della Seconda guerra mondiale, quando ormai la sconfitta si palesava all'orizzonte; quello stesso orizzonte sul quale continuava a sorgere il sole mentre la gloria dell'impero tramontava inesorabilmente.
Non c'è una vera ragione, o almeno io non la trovo e può darsi che si tratti di un'associazione di idee del tutto personale, ma in alcuni momenti la sensibilità di Mishima mi ha ricordato quella di Pier Paolo Pasolini, specialmente a riguardo della sessualità. È come se la frigidità di Musica e l'impotenza di Neve di primavera fossero vicendevoli controcanti.
Su entrambi i testi non ho attaccato molti post-it, ma ci sono dei passaggi davvero belli che si stagliano su uno stile scorrevole e comunque ricco: ne cito uno per libro.
Da Musica, a pagina 166: "In effetti, la pura sacralità e la totale oscenità si somigliano molto, in quanto entrambe sono impalpabili; i lettori, più tardi, vedranno come l'imparagonabile senso di umiliazione che Reiko provò quella notte si sia poi trasformato in un ricordo sacro".
Da Confessioni di una maschera, a pagina 94: "Quando un ragazzo di quattordici o quindici anni si scopre più portato all'introspezione e all'autocoscienza d'altri suoi coetanei, cade facilmente nell'errore di ascriverne il motivo al fatto che è più maturo di loro. Nel mio caso fu indubbiamente uno sbaglio. Il motivo semmai stava qui, che gli altri ragazzi non provavano quel bisogno di comprendere sé stessi che in me era così impellente: potevano esplicare la loro personalità con la massima naturalezza mentre a me incombeva recitare una parte, e questo doveva richiedere un acume e uno studio considerevoli. E quindi non era la mia maturità, ma il mio senso di malessere, la mia insicurezza, che mi forzavano ad acquistare il controllo della mia coscienza; giacché una coscienza del genere era semplicemente un trampolino di lancio verso l'aberrazione e tutti i miei pensamenti di allora, nient'altro che congetture incerte e campate in aria".
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