Talvolta è come se ognuno dei miei orologi biologici iniziasse a segnare un proprio fuso orario e puntualmente (sennò che orologi sarebbero?) questa discrepanza produce delle ripercussioni sui miei ritmi circadiani. Ci sono dei giorni in cui sono costretto a restare sveglio molto più del solito per costringermi ad avvertire i moti del sonno al momento opportuno, però almeno nelle ventiquattrore successive alla tirata pago la forzatura con uno stato di rincoglionimento, tanto per usare un termine tecnico che sappia comunque rendere l'idea di spossatezza.
In un manuale di neuroscienze ho compreso il ruolo che gioca il nucleo soprachiasmatico nei ritmi circadiani e sono rimasto sorpreso dal particolare di un esperimento in laboratorio in cui dei topi ne subivano il trapianto: alla fine essi assumevano i ritmi del donatore…
Ho inoltre appreso che l'uso della melatonina per il miglioramento del sonno non è ancora del tutto chiaro benché sia stato constatato un certo beneficio del suo impiego nei sintomi per il jet lag e per alcuni casi di insonnia negli anziani. Io non ho mai provato ad assumere alcunché di naturale o sintetizzato per favorire l'addormentamento e mi domando in un caso del genere quanto sia importante convincersi di ciò a cui si ricorre affinché s'inneschi l'effetto placebo.
Da quanto ho letto ci sono degli individui (e purtroppo mi annovero tra essi) che sono incapaci di adattare i loro cicli di sonno e veglia ai ritmi giornalieri, perciò si vedono costretti a variare continuamente i cicli delle loro attività rispetto alla luce del giorno. In un moto di sommo rigore mi chiedo quanto la volontà possa contenere i limiti suddetti e nel mio caso credo che abbia un certo margine d'azione. Mi sento nel pieno delle mie forze e creativo al massimo grado quando mi sveglio attorno alle due di notte e vado a letto nel tardo pomeriggio, ma non riesco sempre a mantenere questi orari e so per esperienza personale quanto sia debilitante la privazione di sonno. Ci sono tante variabili da tenere in considerazione a questo riguardo, non ultime quelle ambientali e i tanti stimoli che rendono incerto l'inizio del riposo: ed è proprio in virtù di questa considerazione che mi sono appena interrogato (almeno per quanto mi riguarda) su quale peso abbia il comportamento nella regolazione dei ritmi circadiani.
In un mio soggiorno in mezzo all'Oceano Pacifico mi sono adattato presto e spontaneamente ai ritmi del sole e suppongo che ciò si sia verificato per il cambiamento delle variabili ambientali che a loro volta hanno influito sulla mia condotta. Non so se a livello genetico (a dire il vero non l'ho colto dalle mie letture) vi possa essere un'incapacità addirittura invalidante di adattarsi ai ritmi del giorno, ma di sicuro non è il mio caso e ammesso pure che in me vi sia della predisposizione in tal senso, di sicuro non lo è in una misura che non possa essere corretta dalla disciplina.
Vorrei tanto che fossi in grado di addormentarmi a comando e chissà che un domani la natura della mia specie non si evolva per favorire una funzione del genere.
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