È una stupenda giornata di febbraio. Ho la sensazione che la primavera si aggiri in incognito ed è come se qualcosa nell’aria trami per rendermi felice. C’è un sensazione piacevole da cui sono pervaso e ho il sospetto che sia destinata a crescere: io comunque me lo auguro di cuore.
Alcuni strascichi interiori sono in piena evanescenza, ma immagino che ci voglia ancora un po’ di tempo affinché la loro estinzione sia completa. La mancanza di un attracco sicuro per me non si fa sentire quando il mare è piatto o, per saltare fuori dall’allegoria come se fossi un pesce fuor d’acqua, certi stati d’animo non hanno presa su di me quando la mia esistenza si snoda in una certa linearità. Non ho il controllo completo degli eventi e non posso darmi un buffetto la cuore per risolvere magicamente certe cose come se fossi Fonzie alle prese con un jukebox, però mi è dato di cogliere il momento giusto per accompagnare cambiamenti spontanei: kairos!
Conosco a menadito i miei desideri coscienti, i loro limiti forse invalicabili e gli argini con i quali prevenirne le esondazioni: non affogo né navigo su fondali troppi bassi e di tanto in tanto vedo qualche cadavere che il fiume trascina chissà dove.
Quest’oggi è il soul di Charles Bradley che mi accompagna in faccende trascurabili, di cui forse rimarrà soltanto una flebile traccia nei dettagli secondari di qualche sogno da interpretare.
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