Sto ancora elaborando il lutto, però mi sento vicino a quella che una psichiatra svizzera definì la quinta fase di tale processo, ovvero l’accettazione.
In questo frangente uso la scrittura come se fosse uno strumento diagnostico e attraverso gli errori di battitura (abbondanti come nel caso dell’appunto precedente al quale ho poi apportato le dovute correzioni) mi accorgo di quanto intensi e frequenti siano i cali della mia attenzione. Purtroppo non riesco a concentrarmi quanto vorrei e così affronto gli impegni quotidiani come se fossi un automa, tuttavia non intendo continuare a vivere così oltre il tempo necessario per il pieno recupero delle mie forze e aspetto il momento del riscatto: kairos, per gli antichi greci, per i classicisti o per chiunque voglia darsi un tono.
Sono spaventevoli le oscillazioni alle quali è esposto lo stato d’animo, però mi reputo fortunato rispetto ad altri individui perché almeno io riesco a spiegarmene le cause e gli effetti. Dopo tanti anni sono ancora accanto a me stesso, ma non voglio bastarmi né imbastardirmi. Chissà quali saranno i prossimi segnali di vita sulla mia lunghezza d’onda; intanto sopravvivo, così, giusto per gradire…
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Non ho novità di rilievo in questo mio incedere verso l'attimo che segue. Un'anziana signora…
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