Mi rendo perfettamente conto della meccanicità e della frammentazione di cui è vittima il mio Io. Neanche provo a placare la profonda tristezza che alberga nel mio cuore: preferisco che questa trovi il proprio sfogo e si esaurisca da sé.
Sento che nei miei recessi stanno per risvegliarsi gli archetipi del guerriero e del saggio, tuttavia sono conscio di quanto il loro ritorno sia ancora lontano. Nel frattempo mi districo dai giorni e dalle notti come meglio posso. La mia volontà di vivere è forte e non posso piegarla, ma accetto di buon grado questo limite perché mi autorizza a ritenere che io non ne abbia oltrepassati altri.
Per espormi con la mia diletta ho dovuto abbassare le difese narcisistiche, perciò il contraccolpo del rifiuto è stato potente e la perduta sublimazione non ha avuto modo di attutirlo: insomma, è come se mi fossi venuto a trovare in una tempesta perfetta.
Devo compiere uno scatto d’orgoglio per trovare un nuovo modo con il quale ristabilire il giusto equilibrio. Per quanto io ne dubiti, forse è solamente una questione di tempo prima che tutto si aggiusti. Al momento avrei davvero bisogno di vivere ciò che non ho mai vissuto, ma se potessi farlo queste righe non esisterebbero: delle due l’una.
La strada è ancora lunga, ma almeno mostro lievi cenni di miglioramento: li mostro a me stesso. Non voglio crogiolarmi nella mestizia perché il mondo non ruota attorno a me, ma per ora non riesco a sottolineare altro e malgrado gli sforzi vedo tutto nero: paziento e attendo schiarite…
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