I rumori sordi e le traiettorie cieche descrivono le disabilità d’ogni dio, anche del più venerando. La testa tra le nuvole, qualche aureola e alcune favole: c’erano una volta detriti e corpi bruciati. Mi sembra che sia atteso sempre qualcun altro o qualcosa di diverso: altre temperature, vecchie fiamme, nuove riforme, talvolta invece la sola morte.
Non vedo nulla di male nel libero mercato delle opinioni, d’altronde se lo criticassi non farei altro che parteciparvi in misura maggiore: almeno in questo modo non cerco intermediari diretti e non mi assumo alcuna responsabilità verso chiunque decida di sdoganarle alla propria attenzione. Non maneggio con cura le parole vuote perché queste non costituiscono un pericolo, bensì solo un ronzio molesto. Chiunque può prendere una parte per le ragioni più disparate e chiunque può dire tutto nonché l’esatto contrario, però dubito che in questa ridda di identificazioni siano coinvolte altre istanze oltre alle figliocce disconosciute dall’Io: la realtà patrocina l’evento senza ricevere niente in cambio, manco una scalfittura. Il noumeno non si tocca. A me importa poco di tutto, ma non trascuro niente. Di settimana in settimana imparo qualcosa di nuovo, però potrei fare di meglio e in lassi di tempo più ristretti se la mia capacità di apprendimento si trovasse sulla soglia dell’autismo. Mi perdo nell’anonimato dei normodotati, non c’è il fuoco sacro d’alcuna passione in me, però mi sento perfettamente a mio agio nella condizione d’entità trascurabile. Chissà come sono passato dalla cronaca ermetica delle prime righe ad un punto così distante e diverso da quello dell’esordio: forse precipitando; la forza di gravità, croce e delizia.
Attraverso un periodo di profonda serenità. Non c’è niente che io desideri intensamente, perciò le piccole bramosie che porto in grembo non hanno abbastanza forza per compromettere il mio attuale equilibrio. Non valuto mai lo stato d’animo in base a qualche suggestione o sull’onda di un entusiasmo passeggero, bensì ne attendo sempre la conferma attraverso sonni tranquilli e risvegli lieti. Prendo il polso della mia situazione dalla facilità con cui riesco ad addormentarmi e non conosco un metodo più accurato tramite il quale ottenere un responso altrettanto preciso. Le descrizioni positive non sono avvincenti quanto le loro controparti e io non m’impegno molto per renderne più interessante l’esposizione, ma d’altro canto non ho un motivo né un capriccio per tentare qualsivoglia rafforzamento in tal senso.
La quotidianità mi offre delle piccole sfide di pazienza e dei doveri che assolvo senza sentirne il peso, ma nell’arco di una giornata riesco comunque a ritagliare ampi momenti da dedicare a me stesso. Il mio egoismo non nuoce a nessuno. Traggo delle sensazioni concrete dal mio modo di vivere, ma non ho la certezza che quest’ultimo sia davvero quello a me più confacente: chissà! Mi sto avvicinando al Pranayama col duplice scopo di sperimentarne gli eventuali benefici nella corsa e di avvalermene nella vita d’ogni giorno, perciò a tempo debito spero di poterne scrivere qualcosa di utile. Per ora mi limito a constatare quanto stia crescendo il mio lato contemplativo e in particolare in relazione ai colori del crepuscolo. Prima dovevo sforzarmi molto per osservare un tramonto e non sapevo mai goderne, ora invece, a volte, il mio occhio si volge in maniera del tutto spontanea verso il calar del sole: lo considero un primo passo benché non senta ancora in me un vero trasporto di fronte alle ultime luci del giorno; forse un domani, forse mai…