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Il mio Passatore 2013

Fase tecnica

Tra sabato e domenica ho vissuto una della esperienze più belle ed epiche della mia intera vita. Arrivo a Firenze all’una di pomeriggio, sotto una pioggia copiosa. In Piazza Degli Strozzi ritiro il pacco gara e scambio qualche battuta con dei podisti romani mentre mi appunto il pettorale e lego il chip alla scarpa destra. Anche se corro da sette anni questa è la prima gara in assoluto a cui prendo parte e non potrei chiedere un esordio più avvincente.

Lo start avviene puntualmente alle tre di pomeriggio in Via dei Calzaiuoli dopo lo sparo in aria di Matteo Renzi. Ho il mio classico abbigliamento, ma non sono pochi coloro che portano il kway o indossano dei teli con cui ripararsi dalla pioggia e dal vento. Più d’un corridore mi consiglia di coprirmi, tuttavia io sono abituato ad allenarmi con il freddo e dunque le condizioni atmosferiche risultano vantaggiose per me. Non mi fermo a nessuno dei primi tre ristori e faccio rifornimenti brevi ad alcuni dei seguenti, così guadagno posizioni di gruppo in gruppo fino a Borgo San Lorenzo dove arrivo in 2:42:35. Verso il punto più elevato della gara, ovvero Colla di Casaglia, mi esalto in un’ottima progressione e riesco ad avanzare ulteriormente, però non ho alcuna idea di quale sia la mia posizione in classifica e raggiungo la vetta in 4:17:00. Mi fermo per prendere la luce frontale che alla partenza avevo dato in consegna all’organizzazione e riparto. Raggiungo Marradi in 5:47:16 e comincio a rendermi conto che il mio passo è più sostenuto di quanto avevo previsto. Al 67° chilometro mi unisco ad altri due corridori, però soffro la loro andatura e la milza inizia a darmi dei fastidi che cerco di arginare con una respirazione diversa. Ci fermiamo al quattordicesimo ristoro, ma la coppia riparte e io mi trattengo qualche secondo di più per bere del tè caldo. Il buio avvolge i tornanti e per svariati chilometri non vedo nessuno davanti né dietro di me. Dopo Sant’Adriano un tizio mi comunica via SMS che sono trentottesimo su oltre millesettecento e non so se crederci o meno, però sono realista e so che non riuscirò a mantenere quella posizione fino alla fine. Dal 75° all’80° chilometro rallento il passo e m’accorgo che fatico più in discesa che in salita. Cerco di tenere a distanza colui che mi precede ed è qui che commetto l’unico errore di tutta la mia gara. Dovrei rallentare ulteriormente il passo poiché le energie sono sempre meno, però non ce la faccio e dopo l’85° chilometro costui mi sorpassa meritatamente. Accuso il testa a testa e così perdo qualche altra posizione, ma il peggio deve ancora venire. Al 90° chilometro sospetto una crisi ipoglicemica e così all’ultimo ristoro prima del traguardo faccio incetta di carboidrati e zuccheri. Supero il 95° chilometro e non ne ho davvero più: sono sfinito. Praticamente cammino per quasi tre chilometri e perdo altre posizioni, ma so che se provassi a correre troppo non finirei la gara e non ho intenzione di gettare i miei sforzi per ragioni di classifica, le quali, per altro, non riuscirei comunque a far valere. Ho i piedi divelti, un dolore alla schiena e uno all’interno coscia, ma a due chilometri dalla fine mi sento di fare un ultimo ed estenuante allungo, perciò supero l’uomo che mi precede e arrivo in Piazza del Popolo a Faenza a mezzanotte e quaranta in un tempo ottimo per me, 9:40:54, ben al disotto delle undici ore che avevo messo in conto di doverci spendere.
Ho corso per cento chilometri con una media di 5’49” al chilometro. Ho concluso all’82° posto nella classifica generale, al 78° in quella maschile e sono risultato 9° nella categoria amatori, ovvero quella di coloro che non avevano mai partecipato prima alla gara. Tutto questo a fronte di oltre 2000 iscritti, di cui ne sono partiti circa 1800 e ne sono arrivati 1451. Risultati definitivi.

Fase psicologica

Durante la gara ho ripensato alla mia esistenza, agli errori commessi, alle occasioni sprecate e alle prospettive future. Mi ci sono voluti cento chilometri per capire che devo essere meno rigido e categorico. Passo dopo passo ho smaltito i miei risentimenti e ora mi sento più tranquillo, di nuovo in pace con me stesso. Stamani, risvegliatomi a Faenza, ho avvertito qualcosa di diverso nel mio modo d’interpretare la realtà circostante. Con questa gara mi sono fatto una iniezione di autostima che mi permetterà di farmi scivolare addosso più di quanto non abbia già fatto finora. Avevo previsto degli effetti del genere e forse è stata anche questa prospettiva a farmi vincere i miei limiti. Adesso mi appaiono grottesche ed esagerate tante delle reazioni che ho avuto negli ultimi mesi, alcune addirittura pericolose. Forse se certe situazioni fossero andate nel verso giusto io non avrei mai intrapreso un’avventura del genere.
Gli ultimi due giorni resteranno irripetibili perché lo sforzo fisico è stato speculare ad un cambio d’ottica. Anche se dovessi rifare una cosa del genere il risultato in quel caso sarebbe solo ed esclusivamente quantificabile da un cronometro. Devo ancora realizzare bene tutto quanto, ma provo una soddisfazione inaudita.

Note aggiuntive
Ringrazio la redazione de Il Tirreno per il breve articolo che mi ha dedicato nella cronaca sportiva del primo giugno.

Francesco

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