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Teodicea

Vivo un periodo estremamente tranquillo, ma qualche inquietudine la vorrei riscattare dal monte dei pegni e serbarla per convertirla all’uopo in ulteriori energie. Anche se mai dominanti e un po’ umiliati, i miei dèmoni ogni tanto si presentavano sulla soglia della coscienza per trascorrere qualche nottata in compagnia, ma ormai non si fanno più vedere. Non ho sensi di colpa perché non ho nulla da espiare: sono innocente come lo ero prima di nascere e come lo sarò una volta che il mio tempo sarà esaurito. Vado dritto a Parco della Vittoria senza passare dalle mie prigioni né da quelle altrui, ma non porto in grembo ideali sonanti né eccessi di adipe.
Odo in lontananza persone che vorrebbero esercitare il libero arbitrio senza nuocere ai loro simili, e stridenti quanto cacofonici percepisco anche i reclami di coloro che invece desiderano negare agli altri quanto non riescono ad ammettere in loro stessi. Aristofane, quanti figuranti avresti trovato se ti fosse capitata la disgrazia di vivere per millenni! Non voglio stare dietro le quinte né in prima fila, ma andarmene a fare in culo come se questo invito assai comune fosse nient’altro che un vagabondaggio interstellare.
Devo trovare un po’ di angoscia, senza esagerare, ma non so come cagionarmela. Un po’ di tensione mi farebbe comodo. A livello personale non ho rimostranze da fare, non trovo nulla fuori posto nella mia vita e le mancanze di cui questa è composta non mi scompongono, perciò le uniche pietre che mi è dato scagliare in maniera autentica sono quelle contro i subappaltatori della democrazia: un giorno spero che quelle stesse pietre possano fare dei cerchi in laghi di sangue, ma non voglio divagare sul perpetuo auspicio che il diritto romano sia sostituito quanto prima dal ripristino della sempiterna equità della legge del taglione.

Francesco

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