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Verso la fine del digiuno

Pubblicato martedì 8 Gennaio 2013 alle 23:48 da Francesco

La scorsa notte, prima di addormentarmi, ho avuto un giramento di testa che mi ha ricordato lo stato di ipoglicemia al quale andai incontro un giorno che pedalai a stomaco vuoto per ottanta chilometri. Sono comunque riuscito a prendere sonno senza problemi e mi sono svegliato bene. Per buona parte delle giornata non ho avvertito fastidi e per fare un affronto alla mia volontà mi sono recato a fare la spesa in un grosso supermercato di una cittadina limitrofa.
Stasera ho cominciato a risentire delle fitte alla testa sempre più forti che la volta precedente si erano fermate dopo le prime ventiquattro ore. Resterò in piedi fino alle tre e mezza di notte per chiudere il secondo giorno di digiuno e per interrompere l’astensione dal cibo: la testa mi duole troppo. Avrei voluto protrarre l’esperienza per quattro giorni, ma obiettivamente non sono in grado di farlo. Nelle attività fisiche come in quelle di ristoro io ascolto il mio corpo, almeno nella mia misura in cui ciò mi è possibile, perciò non faccio mai nulla di avventato e questo stop imminente ne è la dimostrazione. Assieme allo strazio ho raccolto dei brividi intensi che m’hanno condotto verso riflessioni di cui ogni mia nota non saprebbe rendere l’idea: forse avrei bisogno di un corrispondente dall’interno.
Questa volta, proprio come la precedente, ho avvertito la bellezza e la crudeltà d’una sensibilità maggiorata… Ad esempio, ieri e oggi ho visto le stesse cose che vedo quasi sempre, ma le ho contemplate in maniera diversa. Le luci d’un treno mi hanno fatto pensare ad una bestia munita di occhi lungo tutto il suo corpo, ma anche alle lampade accese di quelle case in cui le vite sono condotte con la stessa monotonia, come se corressero sul posto invece di snodarsi lungo posti che appaiono identici nella notte. Ho avuto vari di questi parallelismi spontanei, quasi di matrice surrealista, ma forse dovrei essere in grado di dipingere per poterne abbozzare l’entità: con la scrittura, o almeno con il mio stile di scrivere, non posso che fornirne rappresentazioni smorte.

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