Non riesco proprio a prendere sonno perché in questa notte d’inverno sento e seguo il richiamo irresistibile della mia parte migliore. Porto in grembo il rigoglio di una commozione profonda che di tanto in tanto emerge all’improvviso e mi rapisce: qualcuno potrebbe ritenerla solamente una manifestazione ipomaniacale. Sfortunatamente la psichiatria non è ancora una scienza esatta. Alla soglia della terza decade ho chiuso tanti capitoli, alcuni cartacei, altri esistenziali. Non sento la necessità di voltare pagina né di riscrivere ciò che il tempo ha già dissolto nell’indifferenza del suo passaggio. In momenti come questi il mio vuoto assume una compattezza estatica, quasi mi avvolgesse come gli anelli di Saturno.
Per protrarre questa sensazione devo praticare il digiuno, perciò da stanotte mi limiterò a bere acqua fino a quando non cederò alla fame. Non ho una dimensione spirituale e tali esplosioni di gioia le attribuisco a cause fisiologiche di cui io non sono in grado di tracciare l’eziologia. Voglio trarre il meglio dall’arco di tempo lungo il quale saprò astenermi dal cibo e intendo annotare le riflessioni di quest’esperienza per documentarne e sostenerne lo svolgimento.
Il mio ultimo digiuno risale a due anni fa e durò settantadue ore. Non m’importa di perdere un po’ di massa muscolare: in seguito mi allenerò e mangerò in modo tale da poterla recuperare. Mi sento all’inizio di un viaggio. Il mio ultimo pasto risale alle tre e un quarto di questa notte.
Assimilatomi al tempo corrente, ne guardo assorto gli istanti che riesco a catturarne. Implicite nel…
Per i miei gusti la perfezione può raggiungere una sua compiutezza anche nella settima arte…
Oggi ho corso venti chilometri in poco meno di un'ora e venti minuti: fuori non…
Ultima lettura dell'anno, invero conclusasi settimane or sono con somma soddisfazione. Di norma non accetto…
Non ho novità di rilievo in questo mio incedere verso l'attimo che segue. Un'anziana signora…
Il clima mite di questo dicembre inoltrato mi ricorda il periodo natalizio che ebbi a…