Sono quasi due mesi che corro poco a causa di un problema al piede destro, perciò mi sfogo con i pesi e con gli esercizi a corpo libero. Mi godo la compagnia che m’offrono le piogge e i lampi del tardo autunno. Ogni tanto illumino il camino sebbene le temperature mi sembrino ancora miti. In questo periodo il vizio della lettura lo appago con “Neve di primavera” di Yukio Mishima e con degli scritti di Freud. Passeggio insieme alla mia ombra nei pomeriggi assolati, ma non disdegno la lucente convivenza del fuoco con le lampadine a basso consumo. Oziosi felini sono abituati a richiamare la mia attenzione con false lusinghe per riempire i loro stomaci, però non assecondo mai quelle fameliche richieste nel momento in cui mi giungono e qualche volta ne procrastino il soddisfacimento fino alla preparazione del mio pasto.
Manco i contatti con l’esosa burocrazia dell’Italia mi disturbano, come se quest’ultima fosse un cancro ornamentale. Uso i vantaggi del menefreghismo senza la disillusione e la sciattezza che di solito lo accompagnano. La mia esistenza è in ordine e non riesco a condannarne la piattezza emotiva. Ho poco da scrivere, ma non me ne dispiaccio. Stasera mastico mandorle.
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