La mia zona è assurta di nuovo alle cronache a causa della forte alluvione che l’ha investita, ma io non ho subito né danni né disagi. Ieri mattina ero sull’Aurelia perché mi stavo recando in quel di Grosseto e all’altezza di Fonteblanda mi sono incolonnato nel traffico. Quando mi sono reso conto che la situazione non si sarebbe risolta presto ho fatto l’unica cosa possibile: ho spento il motore, ho acceso l’autoradio e tramite il cellulare ho messo in sottofondo Keith Jarrett, infine ho preso il mio caro Kindle e mi sono messo a leggere Nietzsche: se avessi avuto anche una tisana al finocchio avrei potuto riprodurre fedelmente qualcuno dei miei tardi pomeriggi. Dopo circa un’ora una poliziotta ha fatto procedere le auto, perciò invece di continuare verso la mia meta ho fatto inversione e sono rincasato prima che l’Albegna esondasse: saggia decisione.
Ho letto e udito commenti prevedibili, impregnati di una stucchevole antropomorfizzazione della natura, come se quest’ultima agisse per ripicca e non vi fosse alcun modo di contenerne i danni. Ci sono persone che hanno subito perdite ingenti, le quali oltre a fare i conti con le tasse, con la crisi economica e la prospettiva di un’autostrada (che infliggerebbe ad alcune di loro il colpo di grazia) probabilmente si ritroveranno in un altro pantano, quello della burocrazia, per mezzo di cui si faranno sentire le sicure assenze dello Stato: vicende analoghe consentono la previsione.
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