Si avvicina il giorno dei morti, però io mi sento vivo e un atteggiamento contrito non mi compete. Forse i primi freddi dell’autunno mi rinvigoriscono. Ancora una volta diagnostico a me stesso un umore benigno, difatti non c’è nulla in questo periodo che mi turbi. Sono certo che in futuro non mancheranno momenti nefasti e parossistici, echi perfetti di un passato talvolta ciclico, tuttavia è proprio in fasi serene come la presente che mi preparo all’impatto: così la calma prima della tempesta non è più un oggetto di contemplazione e assurge al ruolo di tacita maestra.
Mia madre mi ha detto senza cattiveria che io non riesco a cavare un ragno da un buco, però le ho fatto notare che un buco non l’ho mai trovato e così oltre a sdrammatizzare l’ho fatta ridere. Non mi preoccupo delle lodi e delle critiche perché entrambe mancano spesso di obiettività e, a seconda delle indoli, rischiano di provocare pericolose deviazioni verso la sopravvalutazione o l’autodenigrazione. Non scado nella misantropia perché pecca di precisione, perciò non avverso l’intera società di cui faccio parte e nella quale anch’io ho investito la mia quota di cattive azioni. Oltre a certe buone abitudini, sono la lucidità e il tentativo di essere il più imparziale possibile che mi salvano dalla pazzia.