Sabato sera sono andato a mangiare un calzone senza prosciutto cotto in un’ottima pizzeria. Dopo mezz’ora dal mio arrivo un gruppo di statunitensi si è accomodato ad un tavolo vicino e io sono stato ipnotizzato dalla yankee più giovane, probabilmente la figlia di una delle due coppie che facevano parte della compagnia anglofona. Ho riconosciuto quasi subito l’accento di quegli avventori e con altrettanta celerità l’aspetto e la voce della bionda suddetta m’hanno rapito. A più riprese ho scambiato delle occhiate fugaci con costei, ma devo ammettere di non essere riuscito a sostenere il suo sguardo abbastanza a lungo per stabilire un ponte radio.
Più i minuti passavano e più cresceva in me il desiderio di conoscere quella ragazza, però non avevo idea di come rompere il ghiaccio. Per introdurmi avrei potuto domandare l’intenzione di voto a lei e ai suoi commensali, ma se mi avessero detto di appoggiare Romney probabilmente non sarei nemmeno riuscito a finire lo squisito calzone senza prosciutto cotto che nel frattempo mi era stato portato. La situazione non mi ha permesso alcun tipo di approccio e quando me ne sono dovuto andare l’ho fatto a malincuore. Non so che tipo di persona si celasse dentro quella statunitense, però mi sarebbe piaciuto scoprirlo in una conversazione lunghissima. Per me sono rare le intuizioni di questo tipo e non riesco mai ad approfondirne una. Forse ho un debole per le anglosassoni dato che, in ordine di tempo, la penultima sensazione di questo tipo l’ho avuta più di un anno e mezzo fa a Kyoto al cospetto di una meravigliosa australiana. Ah, il caso!
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