In testa non porto turbamenti né turbanti. Attraverso un periodo neutro, ma non si tratta di un appiattimento emotivo. La calma della mia vita interiore può essere confusa col disinteresse, ma in realtà è una grazia periodica che si presenta ogniqualvolta i miei desideri risultino sfitti.
Non ho un nome da caldeggiare nottetempo. Attorno a me noto molti comportamenti meccanici e anch’io talvolta ne assumo qualcuno a mia insaputa, però faccio il possibile per non entrare in tali ingranaggi. Mi riferisco a questioni prettamente affettive giacché scadrei in una ottusità fuori misura se prendessi in esame qualcosa di meno privato. Talvolta mi sento come un cane che tenta invano di mordere la propria coda quando invece vorrebbe scodinzolarla per un buon motivo. Faccio da mediatore tra i miei slanci naturali e la mia interpretazione della realtà, però non sono ancora riuscito a trovare un punto d’incontro, in senso lato. Spesso avverto troppo pressappochismo nell’aria. Ho la pressione bassa e il morale alto: la prima non mi dà problemi e il secondo mi restaura la quotidianità. Ho circa quarantaquattro pulsazioni al minuto: un cuore da atleta, ma forse non da spasimante. Il passaggio del tempo mi acquieta. Non sto sulle mie e non giro coi trampoli, ma evito le forzature per motivi di lungimiranza. Non mi preoccupo affatto dei fraintendimenti poiché il loro scavalcamento per me costituisce la precondizione di qualsiasi tipo di conoscenza: in altre parole si tratta di una prima scrematura che posso delegare al caso.
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