Devo decidermi a registrare delle nuove sedute di introspezione per confrontarle con le vecchie. Ultimamente sono più intimista del solito e sento il bisogno di riprendere il modus operandi che mi ha permesso di muovere i primi passi al mio interno. Trovo che il periodo attuale sia adatto a tale fine, difatti sono adagiato in una piattezza emotiva che rasenta l’asepsi e di conseguenza corro un rischio minore d’influenzare le traiettorie dei miei voli pindarici con slanci d’ogni risma. Mi sento pago di me stesso senza una valida ragione. In uno zoo può essere proibito dare del cibo agli animali, parimenti io non nutro speranze altrettanto ingabbiate in schemi tradizionali. Permetto la coesistenza della mia incompletezza con la consapevolezza della sua erroneità, ma in questo caso la tolleranza è una conseguenza incidentale del bisogno e delle circostanze.
Mi duole constatare come attorno a me non ci sia nessuno da cui io possa apprendere qualcosa che mi risulti propedeutico o perlomeno balsamico. Mi sono augurato molte volte d’incontrare chi potesse illuminarmi, però non ho mai beccato dal vivo un maestro, una figura autorevole, uno stregone, insomma, un archetipo; manco un padre. L’autodidatta è un limite ambulante e poco può un uomo solo, ma quest’è.
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