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Limiti, sciocchezze e pazienza

Ho cercato a lungo un talento nascosto in me, ma non sono riuscito a trovarlo. Non c’è campo in cui io eccella. Ho imparato a convivere con la mia pochezza senza attribuirne l’origine a qualche capro espiatorio: sarei stato una persona migliore se mi fossi impegnato di più.
Non mi attendo molto dal futuro e forse è proprio per questa ragione che vivo meglio di quanto riuscirei a fare se fossi così imprudente da scandire i miei giorni con delle aspettative esagerate ed esasperanti. Per fortuna ho dei passatempi che mi rendono più lieta la mediocrità di cui io mi considero un portatore sano, difatti non ne sfogo le frustrazioni sul prossimo: ho la scrittura, la corsa e la masturbazione per scaricarmi. Non voglio essere così banale da pretendere di vivere intensamente ogni istante, infatti non lo farei neanche se potessi perché reputo importanti le pause in una melodia, ma cerco di ricavare il meglio dai momenti che ritaglio per la mia serenità. Avrei voluto vivere determinate esperienze, ma nel migliore dei casi sono arrivato con un attimo di ritardo; teoricamente ho ancora molta vita davanti e non è detto che prendendo un respiro profondo io non possa cambiare il vento. Sono soddisfatto di me, anche se obiettivamente ciò che sono è poca cosa. Vedo il mio carattere come un un piccolo hotel ad una stella in cui però le varie parti di me stesso albergano piacevolmente. Avrei voluto dare a mia madre un motivo per giustificare i nove mesi d’affitto e il travaglio del parto, ma credo che le basti quel poco che sono e specialmente quello che non sono diventato. Ogni tanto la prendo in giro e le dico che forse avrebbe dovuto fare più selezione all’ingresso. Chissà tra una decina di anni con quale spirito rileggerò questo appunto agrodolce. È il primo d’agosto: il mare chiama e Francesco risponde.

Francesco

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