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Deposizioni irrilevanti

Il primo luglio ho iniziato il mio quinto libro: quel saggio che ho posticipato più volte in passato. Finora ho scritto una ventina pagine e punto a terminare la stesura attorno alle idi di novembre. A differenza di quanto non ho fatto per Nuovo nichilismo solidale, invierò il testo alle case editrici. Non sono un romanziere, me ne rendo perfettamente conto, ma posso tentare la strada del saggista e, qualora anch’essa risultasse fallimentare, potrei sempre riprendere quella sicura del masturbatore a tempo pieno. Con quest’ultimo libro mi appresto a prosciugare il serbatoio delle riflessioni, almeno di quelle compatibili con un’esposizione articolata per un centinaio di pagine. Il tempo è come il mare: porta alla deriva qualcosa e fa spiaggiare qualcos’altro, ma già da una similitudine così banale si evince quanto sia acuta per me la crisi dei contenuti. Eh, porco di dio. In altre parole, forse più ligie al loro dovere esplicativo, intendo che il futuro potrebbe regalarmi altri temi con cui imbellettare vanità (o velleità che dir si voglia) cartacee. Secondo Emil Cioran il romanzo moderno si riduce ad una sfilata di oggetti: è vero! I miei forse sono liste della spesa in cui manca il cianuro per la nonna.
Alla luce dell’allegria di mia proprietà, quella che m’illumina su un proscenio vuoto come la cavea su cui si affaccia, ho intenzione di combinare delle nozze tra sincerità e provocazione. Nulla di eclatante, giusto qualcosa per pochi intimi, più o meno come l’incesto. Io non ho dei sassolini da levarmi né massi con cui giocare sopra un cavalcavia, però voglio mettere per iscritto delle cose che stuzzicheranno la curiosità di qualche sguardo indiscreto di mia conoscenza: piccoli enigmi di facile soluzione e rivelazioni così povere che non provocheranno certo sazietà. Non sono così borioso da credere che a taluni interessino i cazzi miei, bensì mi limito a constatare ciò di cui ho avuto prova: comunque non ci trovo nulla di male! D’altronde la mediocrità di un reality show si addice all’altrettanta pochezza che talora serpeggia in queste pagine.

Francesco

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