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Tanto per scrivere

Qualche volta mi avventuro nell’incauta ricerca di un senso per agghindare la mia esistenza, ma torno sempre a mani vuote davanti allo specchio. Ospito in cuor mio un circolo di mancanze da cui però non mi faccio traviare: si ricreino da sole. Ne è passato di tempo, ammesso che questo sia mai cominciato. Sulla mia strada non ho mai fatto brutti incontri e qualche volta mi sembra di non averne proprio avuti, però sopravvaluterei me stesso se mi ritenessi un padre del deserto. Non so cosa significhi donarsi, tuttavia, qualora servisse, oltre al consenso per l’espianto degli organi non avrei problemi a concedere anche quello per il prelievo del curaro.
Mi barcameno nella mia epoca senza mettere all’ingrasso le aspettative per il futuro, ma non ho le credenziali per lamentarmi di qualcosa. Se volessi un po’ di più dovrei fare di più, però lo stesso sforzo mi sarebbe richiesto se io ambissi a diventare qualcosa di meno. Ho dei pregi che non splendono di luce propria perché ottenebrati dai miei limiti, di conseguenza sono neutrale e anonimo come una banca elvetica. Non ho nulla da ricucire né da strappare, ma sia chiaro che non è mia intenzione offendere l’operato della Penelope omerica.

Francesco

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