Invece di farsi violenza, le persone che non hanno più nulla da perdere dovrebbero rivolgere le armi contro i governanti. Penso che nulla cambierà in Italia né altrove fino a quando i suicidi non si trasformeranno in omicidi di politici e plutocrati o dei congiunti di queste categorie. Le mie parole sembrano quelle di un brigatista, tuttavia io sono molto lontano da qualsiasi utopia vermiglia. Credo soltanto nella violenza poiché questo mondo non è ancora capace di parlare altre lingue. Il senso d’impunità è una delle più grandi nefandezze di cui può rendersi colpevole una democrazia immatura. Ogni persona che decide di vivere ha qualcosa da perdere e quelle a cui non importa più nulla di respirare non sono motivate ad agire con l’efferatezza necessaria. Se fosse possibile finanzierei e appoggerei moralmente un’organizzazione terroristica in grado di colpire i piani alti, senza mietere vittime innocenti, ma purtroppo una prospettiva del genere esula dalla realtà e può essere ascritta in parte alle fantasie di un Super-Io che brama rivincita. Le parole non possono nulla, a meno che dopo un omicidio non giungano per posta agli infami di turno, possibilmente tagliate dai giornali e incollate su un foglio di carta per dare ragguagli in merito alle piogge di piombo. La grande colpa dei totalitarismi non è stata quella di ricorrere ai campi di sterminio, ma di rinchiuderci degli innocenti; se quella ferocia fosse stata usata contro i pezzi di merda allora anche l’idolatria del dittatore di turno avrebbe potuto trovare una ragione. Per me la democrazia è una truffa. Sostengo un dispotismo illuminato, tuttavia mi rendo conto di quanto quest’ultimo sia difficile da mantenere più che da instaurare: il passo da Federico II di Prussia a Caligola può essere molto breve.
In merito a temi del genere tendo a ripetere le stesse cose, manco fossero dei mantra oscuri, però conto sempre di smettere prim’ancora che la morte mi faccia la grazia di tacermi su cotanta prosaicità. I miei sfoghi un po’ forbiti contengono intenzioni reali che non sanno concretizzarsi perché io sono ancora attaccato alla vita, tuttavia, per quanto possa valere, appoggio almeno moralmente chiunque stia architettando lo spegnimento anticipato di qualche esistenza infame. La violenza è la risposta sbagliata e dovuta a chi non si pone delle domande; in ogni caso io preferirei che eventi inaspettati mi dimostrassero il contrario, fino al punto di farmi pervadere da un senso di profondo infantilismo in seguito ad un’eventuale rilettura di questo appunto.
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