Suo malgrado la mia zona ha guadagnato le prime pagine del mondo. Quando la Concordia ha urtato contro l’ormai celebre scoglio io mi trovavo a Porto Santo Stefano e ho appreso la notizia dalla radio attorno alla mezzanotte, tuttavia al momento non ho pensato che si trattasse di un incidente grave. Mi sembra che l’attenzione mediatica piaccia ad una parte della cittadinanza e difatti ho udito persone vantarsi per l’accoglienza fornita ai naufraghi: tanto di cappello per la solidarietà, nessuna stima invece per il suo sbandieramento ai quattro venti.
Gli uomini di mare ancora tuonano contro il codardo che ha lasciato la propria nave e il carico di persone in balìa delle circostanze: immagino che nelle giuste invettive di costoro si trovi anche il piacere di dire la propria, il gusto di essere titolati per esprimere un’opinione ai microfoni delle emittenti sciacallesche che pullulano al Giglio, ma di cui se ne può trovare traccia anche in quel di Porto Santo Stefano e persino ad Orbetello. La figura del comandante Schettino ovviamente risiede tra le forche e il garantismo portato all’eccesso, più precisamente quando quest’ultimo cambia pronuncia e diventa “cavillosità”, “bizantinismo”: la consueta precedenza a dei princìpi invece che alle persone in carne e ossa. In Italia come altrove mi pare che troppo spesso taluni si concentrino sulla figura del carnefice e dimentichino velocemente le vittime o ne riducano in modo considerevole l’importanza. Per quanto mi riguarda io credo che se questo mondo fosse un po’ più giusto allora nei reparti di oncologia si troverebbero solamente determinate persone.
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