Ho attraversato qualche turbolenza, ma sono ancora tutto intero. Non mi aspetto giorni facili né infernali. Se non avessi fiducia in me stesso sarei completamente perso. Riesco a contenere le mancanze affettive con l’amor proprio, ma qualche volta vado in debito di ossigeno com’è anche giusto che sia. La mia natura non mi consente di mettere una pietra sopra certe cose dato che non ho la stoffa dell’eremita né quella per cucire un saio: devo tenere spalancate le porte del cuore e al contempo mi vedo costretto ad accettare che qualche virus possa approfittarne.
Se cercassi di cambiare la mie inclinazioni mi farei un’inutile violenza per proteggermi, insomma alzerei una di quelle difese che in realtà sono vili reazioni al modo in cui l’esistenza non segue il corso sperato. Non è affatto semplice mantenere un equilibrio del genere perché qualche volta è come trovarsi in un fuoco incrociato. Il nocciolo della questione sta dentro di me, però io non basto e in quest’apparente contraddizione sembra che il tutto sia davvero di più della somma delle parti. Per ritrovarmi corro o cammino in scenari bucolici, luoghi che spariranno, come me d’altronde. Adesso sono qua, presente a tutti gli effetti, e non ho fretta di sloggiare. Davanti si snoda una strada d’ombre, crepuscolare, però laggiù c’è qualcos’altro: ben oltre la fine.
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