Il nuovo anno è alle porte, ma il tempo non è davvero segmentato come vorrebbero i calendari. Tiro dritto verso il compimento della ventottesima primavera in un’epoca troppo parca di grazie. Non ci sono tracce fresche nei miei pensieri e chi avrebbe potuto colonizzarne ogni atomo ormai ha intrapreso nuove rotte, irreversibili e più comode; forse in futuro qualcun altro si avventurerà in queste acque calme, forse no. Il tempo trascorre, però le mie coste rimangono incontaminate e non escludo che sia un bene. Dai prossimi dodici mesi non mi aspetto nulla di nuovo, però una prospettiva del genere non m’inquieta perché ormai ho sviluppato gli anticorpi adatti.
Quest’anno è stato disastroso per buona parte del globo terrestre, a livello personale invece ha presentato momenti alterni e negli ultimi mesi la mia serenità ha toccato nuovi e inaspettati picchi senza ragioni particolari. La mia è una tranquillità autoreferenziale, forse più semplice da gestire perché non può essere influenzata dall’andamento di un rapporto intimo. Minchia, ormai certe tematiche sono così distanti da me che le affronto come se appartenessero ad altri mondi.
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