L’anno volge al termine, perciò ne approfitto per stilare qualche classifica senza pretendere che vi sia una piena concordanza con le mie preferenze autentiche: purtroppo anche la soggettività ha vari strati. Anzitutto appunto la top ten dei dischi che mi hanno accompagnato nel corso dell’anno senza però limitarmi ad includere quelli che sono usciti negli ultimi dodici mesi.
- Pathfinder – Beyond The Space, Beyond The Time (2010)
Questo è un disco eccezionale che non presenta punti deboli. La title track è una delle cose più epiche che io abbia mai sentito e talvolta me ne avvalgo durante le sessioni di corsa con esiti prodigiosi. A mio avviso si tratta di un nuovo standard per il power metal e sono contento che sia giunto in un momento in cui il genere sembrava incapace di uscire dalla propria stagnazione. Devo sottolineare il grande passaggio di Roberto Tiranti (ospite del gruppo) proprio sulla title track, “Beyond The Space, Beyond The Time”, esattamente tra 6:24 e 6:55: ogni volta che ascolto quei trentuno secondi provo brividi reali.
- Le Orme – La Via della Seta (2011)
L’ingresso di Spitaleri ha permesso a questo storico gruppo di sfornare quello che a mio avviso è il punto più alto della propria discografia. Ho avuto modo di godermi due volte dal vivo questa nuova line-up che spero di rivedere in futuro. Le Orme hanno dimostrato che il prog italiano è vivo e gode di buona salute.
- Demonaz – March of the Norse (2011)
Adoro gli Immortal e provo una venerazione per il disco solistico di colui che reputo un maestro del riff. L’album ha atmosfere cupe in cui si sentono gli echi di “All Shall Fall” del duo norvegese, ma gode di una sua personalità che sfiora il black metal senza arenarsici: tra l’altro ho acquistato l’album in vinile dato che per me meritava l’esborso. Demonaz prova ancora una volta che la tendinite non gli impedisce di fare grandi cose.
- Davide Spitaleri – Uomo Irregolare (1980)
Grazie all’ultimo album de Le Orme ho scoperto la voce meravigliosa di Spitaleri e di conseguenza oltre a questo disco dovrei citare anche quelli dei Metamorfosi, ma lo spazio è tiranno! Le linee vocali di tutto “Uomo Irregolare” (di cui adoro la title track) hanno qualcosa che riesce a toccarmi in profondità: insomma, per me si tratta di un lavoro emozionate da parte di un’icona del prog italiano.
- Sunless Rise – Promo (2009)
Mi chiedo come mai questi sbarbatelli russi non abbiano ancora un contratto. Sono incappato per caso nel loro demo e ne sono rimasto folgorato. Costoro offrono un death metal melodico molto tecnico e non oso pensare a cosa potrebbero sfornare in un full length. Il promo può essere scaricato gratuitamente dal sito del gruppo.
- Nightrage – Insidious (2011)
Devo essere sincero: da questi ragazzi non mi aspettavo nulla di meno! La formula è sempre la stessa: death metal melodico di grande qualità, tutt’altro che banale e in cui io noto un ulteriore (l’ennesimo!) miglioramento della formazione svedese.
- Apollo Brown – Clouds (2011)
Mi sono allontanato parecchio dalle ultime uscite hip hop in quanto non riesco più a trovare delle produzioni in grado di appagarmi l’udito, però l’album esclusivamente strumentale di Apollo Brown è una piacevole eccezione a quest’arida regola. Tra le ventotto tracce la mia preferita è “Tao Te Ching”: favolosa.
- Supreme Pain – Divine Incarnation (2011)
Questo è un disco che non guarda in faccia nulla e nessuno: brutale dall’inizio alla fine. Non ci sono compromessi. Sonorità estreme, fedeli ad una scuola che oggi ha lasciato spazio a soluzioni più melodiche. Il death metal di questo gruppo è proprio tale, senza la necessità di doverlo allungare con aggettivi impropri.
- Liquid Horizon – The Script of Life (2011)
Sono venuto a conoscenza di questa band tramite una web radio e sono rimasto particolarmente colpito da un loro pezzo, “When Darkness Fall”: in seguito mi sono piaciute molte delle tracce che compongono l’album summenzionato.
- Keith Jarrett – My Foolish Heart (2007)
Non so davvero quali parole spendere per questo mostro sacro e in realtà mi sento un po’ a disagio nel collocarlo al termine di questa top ten. Per certi stati d’animo il disco in questione incontra pochi rivali dentro di me.
In termini di tempo è più facile ascoltare un disco che leggere un libro, ma non è detto che una certa fruizione del primo richieda meno ore del secondo. Non intendo fare grandi commenti né tanto meno cimentarmi in riassunti prolissi, perciò sarò assai breve. A differenza della classifica musicale, quella dedicati ai libri l’ho stilata su letture che sono state tutte molto interessanti. D’altronde pongo molta attenzione a ciò che scelgo di leggere ed erro di rado, davvero di rado. Questa top three si basa su undici libri letti nel corso dell’ultimo anno.
- Il maestro e Margherita – Michail Bulgakov
Ho consumato questo classico in camminate da venti chilometri l’una (in gran parte lungo il percorso che solitamente faccio a corsa), con una tecnica di lettura che ho preso in prestito da certi monaci, ovviamente esasperata da me grazie alle doti podistiche. C’è un non so che di magico tra le pagine di Bulgakov, un magnetismo che attrae l’inquietudine e lo stupore senza chiedere permesso. Qualcosa di smile mi capitò quando lessi per la prima volta “Delitto e castigo”. Una tristezza assai profonda, una comicità tenue e un poderoso conforto rappresentano ciò che mi ha accompagnato pagina dopo pagina e ben oltre. Potrei anche aver intuito qualcosa in più sull’amore, ma devo lasciare al tempo il compito di svelarmelo.
- Rigodon – Louis-Ferdinand Céline
Per me è la parte migliore de “La trilogia del nord”. Ovviamente reputo “Viaggio al termine della notte” e “Morte a credito” su un altro pianeta, però anche in questo libro Céline riesce a mostrare il meglio e il peggio di sé, infatti nel suo stile caustico, come i resti delle città tedesche che attraversa, egli snocciola una sensibilità che non si banalizza mai. Céline tocca le corde più profonde dell’essere umano, tuttavia ha il buon gusto (o il cattivo, dipende dai punti di vista) di farlo partendo dal culo.
- Il cervello e il mondo interno – Mark Solms, Oliver Turnbull
Questo volume divulgativo ha espanso le mie conoscenze (sempre manchevoli) in merito alla psicoanalisi e al suo (nuovo) incontro con le neuroscienze. Alcune parti del testo hanno freddato un po’ la mia visione dell’esistenza, altre invece mi hanno spinto a chiedermi perché io sia giunto a tali conclusioni. Insomma, tra le nozioni e le ipotesi vi ho ricavato anche momenti d’introspezione.
Infine vorrei fare una menzione d’onore per ‘sto cazzo: doverosa un paio di palle!