Provo una stanchezza salutare e intendo passare a letto una buona parte dei prossimi giorni per lasciare scorrere ogni cosa sotto il ponte festivo. In momenti del genere sono assai felice di potermi avvalere della calma e del silenzio col beneplacito della solitudine. Talora non intravedo elisir migliore di un sonno profondo. Dormirei per settimane se ne fossi capace, ma il letargo è riservato ad altri animali e la natura non mi ha fornito neanche una lieve forma di narcolessia. Riposo bene, ma da alcuni mesi fatico a ricordare le esperienze oniriche. C’è un sogno ricorrente le cui immagini riaffiorano in me di tanto in tanto, ma lo considero un telegramma dell’inconscio a causa del suo contenuto. C’è sempre una figura femminile che non ha nome né volto, come se fosse un’ombra slanciata o una sagoma diafana. Questa entità muliebre scuote il capo a mo’ di rimprovero, ma io mi limito a guardarla senza compiere movimento alcuno.
L’inconscio mi chiede chiaramente di colmare le mancanze affettive, un po’ come l’Europa chiede all’Italia di adottare determinate misure per la crescita: rischio di essere insolvente nei confronti di me stesso. Capisco perfettamente le richieste che si trovano sotto la soglia della coscienza (e come potrei non comprenderle dato che mi sono intrinseche?), ma per estinguere il debito verso una parte di me dovrei prima contrarne uno d’ossigeno alla vista d’una controparte. Chissà, un giorno potrebbe succedere, ma per adesso chiedo una proroga e mi ristoro senza inquietudini.
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