7
Set

Né d’incesto né d’amore

Pubblicato mercoledì 7 Settembre 2011 alle 18:05 da Francesco

Qualche giorno fa ho pensato a come sarebbe divertente se qualcuno si sdraiasse con la faccia rivolta verso la topa della propria ragazza e dicesse: “Aspetto che piova!”.
Ho cambiato titolo al mio terzo libro e al posto de “L’elogio dell’estinzione” ho optato per un più sobrio “Né d’incesto né d’amore”. Per lo scritto precedente ero riuscito a rimediare un contratto modesto che non ha avuto seguito a causa d’alcune divergenze tra me e l’editore. Non escludo di propormi ad altre case editrici per farmi due risate, altresì non escludo di partecipare ad una bell’apocalisse per farmene di ben più grasse. Comunque “Né d’incesto né d’amore” conclude la la trilogia (si scrive “saga” ma si legge “sega”) che verte in modo più o meno velato sulla sana abitudine d’adunghiarmi il cazzo.

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6
Set

Misure anticrisi

Pubblicato martedì 6 Settembre 2011 alle 15:05 da Francesco

In Italia ci sono personaggi improponibili che vengono pagati profumatamente per risollevare le sorti della nazione, di conseguenza l’inettitudine che contraddistingue tali pezzi di sterco mi fa sentire autorizzato ad appuntare qualche idea naif in merito all’attuale crisi economica.
Io trovo che le droghe siano banali e identiche alla religioni (senza parafrasare Marx), perciò le considero reazionarie e adatte ai bigotti. Non ho mai fumato né ho mai bevuto alcolici e manco intendo iniziare poiché non voglio pagare lo Stato per avvelenarmi.
Fatta questa premessa, io ritengo che l’Italia dovrebbe nazionalizzare il mercato della droga e diventarne monopolista. I prezzi dovrebbero essere popolari e dovrebbe esistere una sorta di tessera del tossico per razionare le risorse narcotiche. A tali misure dovrebbero aggiungersene altre. Anzitutto lo spaccio al di fuori del circuito statale dovrebbe incorrere in pene più severe e dovrebbe essere introdotta la pena capitale per i vertici delle organizzazioni criminali in modo tale che questi individui non possano operare dietro le sbarre: insomma, lo Stato dovrebbe fare il possibile per difendere lo status di unico pusher. Io ipotizzo (senza basarmi su dato alcuno) che nell’arco di due anni le casse dell’erario sarebbero talmente stracolme che l’appropriazione indebita diventerebbe quasi una forma di pietà nei confronti di una simile elefantiasi!
La distribuzione potrebbe avvenire presso degli sportelli comunali, ovviamente muniti di tutti i sistemi di sicurezza che il caso imporrebbe.
Ovviamente i tossicodipendenti dovrebbero venire schedati e dovrebbe essere loro rimossa la copertura sanitaria per le patologie legate all’uso di sostanze stupefacenti, però questa misura non dovrebbe essere retroattiva e dovrebbe applicarsi soltanto alle generazioni future previa massiccia campagna d’informazione da protrarre nel tempo. Un taglio alla sanità ed entrate a iosa: meglio di così si muore, eh sì, ma davvero.
Cercherei inoltre un casus belli (ah, la storia ne è gravida!) per consentire all’Italia d’invadere il Vaticano e appropriarsi delle ricchezze clericali, tuttavia una parte di queste dovrebbero essere usate per continuare a finanziare chi davvero si prodiga in attività caritatevoli. Il cattolicesimo diventerebbe soltanto un culto tra i tanti e per metterlo completamente knockout introdurrei il diritto all’eutanasia per tutti e riconoscerei ogni diritto che attualmente viene negato alle coppie omosessuali. Alienerei i beni dello Stato che costituiscono soltanto una spesa e che non hanno altro valore al di fuori di quello monetario. Dispensate dal contrasto alla droga (quantomeno nei termini precedenti), le Forze dell’Ordine avrebbero più gioco su altri campi della criminalità e così potrebbero portare allo Stato ulteriori introiti da quel sottobosco di racket, riciclaggio, appalti truccati e quant’altro che annualmente consente alle organizzazioni criminali di fatturare delle cifre da dieci zeri. Ah, dimenticavo: per la corruzione nei pubblici uffici introdurrei la fustigazione. Mi piacerebbe disporre d’una copia dell’Italia in scala uno ad uno per sperimentare quanto ho scritto finora. Al di là delle provocazioni (che non sono queste, dato che appoggio ogni singola riga), se avessi la certezza dell’efficacia di una ricetta per tenere la barra della nazione, io la sposerei senza indugio, anche se fosse del tutto antitetica a quanto ho scritto finora.

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3
Set

Laggiù, quaggiù

Pubblicato sabato 3 Settembre 2011 alle 07:38 da Francesco

Qualche volta tento di reclutare delle parole infallibili per esprimere nella mia lingua madre certi pensieri, però la resa di uno scritto non si annida sempre nel linguaggio forbito né tanto meno nelle frasi ad effetto. La citazione è una pratica degradante, perlomeno ogniqualvolta diventi un’abitudine insalubre e usurpi senza ritegno il ruolo che invece dovrebbero ricoprire a turno le proprie ideazioni, tuttavia in taluni casi credo che occorra riconoscere ad altri la capacità d’aver formulato dei concetti in un modo talmente efficace da negare la possibilità nonché l’esigenza di ulteriori perfezionamenti. L’immagine sottostante e le parole che l’accompagnano esprimono ciò su cui talvolta provo a porre l’accento, perciò me ne avvalgo e allo stesso tempo mi rendo conto che qualsiasi rielaborazione da parte mia ne indebolirebbe la portata.

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1
Set

Pagine e copertine

Pubblicato giovedì 1 Settembre 2011 alle 08:18 da Francesco

Riesco già a vedere l’autunno senza rabbuiarmi benché la luce diurna sia destinata a scemare. Splendo dentro di me, per me e con me. Non discrimino l’oscurità né il freddo che stanno ancora preparando il ritorno, però mi sono già premurato di ottenere un po’ di compagnia per i prossimi mesi e così ho approfittato degli ultimi sconti sui libri che Amazon ha potuto praticare in Italia. “La trilogia del nord” di Ferdinand Céline, “Storia della filosofia occidentale” di Bertrand Russell, “L’universo e l’origine della vita” di Daniel R. Altschuler e “Storia della pirateria” (quella navale) di David Cordingly. In tutto mi attendono sette libri e oltre tremila pagine da consumare, difatti al computo dei volumi ho aggiunto anche i tre testi di psicoanalisi che mi sono giunti tramite un ordine separato da quello delle opere suddette.
Ho già cominciato a leggere avidamente “La trilogia del nord” che è composta da tre romanzi in cui Céline riprende lo stile di “Viaggio al termine della notte” e “Morte a credito” che ho adorato. Trovo sfiancante quanto propedeutica la lettura di novecento pagine di Céline poiché lo stile del transalpino non brilla certo per chiarezza, ma questa è una caratteristica voluta dall’autore ed è anche il dazio da pagare con ampie porzioni di pazienza per non augurargli una seconda morte. La lettura mi allieta, tuttavia non pretendo granché dal suo esercizio: un po’ d’intrattenimento e qualche nozione dai tomi divulgativi. Cioran aveva ragione: “Per quanti libri sfogli, non trovo niente di diretto, di assoluto, di insostituibile. Dappertutto è il solito vaniloquio filosofico”.

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