Al momento nulla desta stupore in me e null’altro m’insidia. Invito il freddo a farsi avanti mentre scosto i rovi adunchi che fiancheggiano lo splendore plumbeo delle mie giornate. Ho perso molti treni in questa giovane esistenza e ogni tanto qualcuno si premura di ricordarmelo come se me ne importasse qualcosa, ma in simili occasioni viene puntualmente omesso un particolare: tutti quei convogli erano diretti a Buchenwald! Ciuff ciuff!
Mi espando nel vuoto nonostante io sia destinato a diventarne parte come chiunque altro. Sono nel pieno delle forze e ho ancora margini di miglioramento. Le parole stanno a zero, io anche al di sotto di quest’ultimo senza che il sangue mi si geli. Accumulo nozioni per mero collezionismo e sono altre le bisettrici che dividono il mio tempo in egual furore. Ho vari limiti, come tutti d’altra parte, ma ci vado d’accordo come pochi. Cosa dovrei temere? Mi si consegni pure il menù delle sciagure. Le malattie? Gli incidenti? Una coltellata? Il crollo delle certezze? La povertà? La fine di ogni cosa? L’assenza cronica d’una vicendevole intesa? Sempre i soliti piatti al curaro! Diamine! Mi dispiace, ma passo. Vado a letto senza cena: mi manterrò leggero per il resto dell’eternità. Ho provato a riverire la tristezza, però non siamo sintonici e non riesco a spiegarmi lo smodato successo ch’essa raccoglie da quando ne se n’ha traccia. Quieto, per adesso mi congedo: e sia!
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