Stanotte mi sono svegliato meglio del solito e ho compiuto lo sbarco sul pavimento con il piede giusto. Preferisco glissare sui fatti di cronaca perché quest’oggi non ho voglia d’infarcire le mie parole con acredine e vituperi, perciò mi limito ad augurare a tutte le alte cariche del governo di trovare sotto i rispettivi scranni delle cariche esplosive in fase di detonazione.
Ho deciso di non partire il prossimo anno sebbene l’exploit al tavolo verde sia scaturito proprio dall’esigenza d’integrare una somma al budget che avevo già stanziato per un viaggio senza attingere dai miei risparmi. Non avverto la necessità di andare da qualche parte e invero sono altri i confini che vorrei superare. L’autunno e l’inverno per me si prospettano particolarmente rigidi e solitari, ma non potrei chiedere di meglio per concentrarmi su me stesso. All’orizzonte io non vedo nulla di nuovo, ma forse neanche lo cerco con gli occhi. Mi muovo sotto l’egida dei pini e in combutta con la volontà . Seguo le orme che lascio, però non le lascio per seguirle: avviene tutto in modo spontaneo. Mi preparo a varcare le porte della nuova stagione senza che in me si trovi qualcosa fuori posto, ma d’altronde io non sono costituito da molte parti e forse qualche pezzo lo devo ancora trovare: proverò da un rigattiere.