Passeggio nei dintorni del mio comune e ho sempre a disposizione uno sguardo disincantato da ricambiare verso chiunque mi rivolga il proprio, tuttavia i miei occhi non contengono mestizia né sono iniettati di sangue. Calmo, muovo il lento passo e nulla chiedo. Non mi aspetto mai incontri importanti e risolutivi, bensì chilometri d’indifferenza e quiete. Sciabolo il tempo nella disparità e involontariamente le coppie assortite nei modi più disparati mi ricordano il mistero delle collisioni labiali. Colate di musiche sublimi scendono nel mio udito e ammantano d’ulteriori suggestioni la realtà circostante: stringo incantesimi filodiffusi. Certo della puntualità lunisolare, non mi allarmo per gli apparenti ritardi dell’alba e del tramonto. Io ho un cuore grande e deserto come Giove, e chi dovesse mai atterrarci finirebbe per pesare più di quanto sia comune per i canoni terrestri.
Venerdì mi sono recato a Roma per vedere dal vivo i Belphegor e quello che…
Che bello non avere figli: si tratta di un grande sollievo esistenzialistico e di un…
Le parole non pesano molto, ma io rinuncio a lanciarle dove non possono arrivare e…
La fenomenologia dello spirito è un'avventura gnoseologica e un allenamento per la capacità d'astrazione, ma…
Non riesco a detestare il caldo perché lo associo al deserto di cui mi sento…
Trovo che quest'estate sia un po' sottotono, tuttavia non riesco a capire i motivi di…