Dalle intricate trame dell’acido desossiribonucleico

Recentemente ho letto un capitolo che riguarda le influenze genetiche e ambientali sullo sviluppo mentale. Ho appreso le due funzioni dei geni: quella di matrice e quella di trascrizione. La prima concerne la replicazione dei geni, la seconda invece è volta alla produzione di proteine.
Ogni cellula possiede tutti i geni di un individuo, ma questi originano soltanto una piccola parte del campionario proteico a seconda dei siti in cui operano. L’ambiente influisce sui quei processi fisiologici che regolano la trasformazione del genotipo in fenotipo. Un esempio su questo punto è dato dalla memoria, difatti i ricordi a lungo termine causano dei cambiamenti fisici nelle cellule nervose. Nel libro, per esemplificare il ruolo dell’ambiente nello sviluppo mentale, sono trattate le differenze sessuali. Tra maschio e femmina l’unica differenza genetica è un cromosoma, però in molte culture viene sottolineata con forza. Il modello del corpo umano è femminile e soltanto il fattore di determinazione testicolare fa in modo che in luogo di un’ovaia si generi un testicolo. In ambo i sessi si trovano i recettori per il testosterone, ma quest’ultimo viene secreto in misura maggiore nei maschi. Il testosterone deve prima essere convertito per agire sulle cellule così da determinare i cambiamenti anatomici, perciò necessità di un enzima che corrisponde al nome di 5-alfa-reduttasi. Qualora la quantità dell’enzima citato poc’anzi dovesse subire delle riduzioni, il corpo sarà meno soggetto alla mascolinizzazione. Nel libro non viene descritto, però immagino che in questi processi si giochino anche i caratteri dell’ermafroditismo, difatti come esempio è riportato un test di controllo che introdusse il Comitato Olimpico Internazionale per assicurarsi che atleti maschi non gareggiassero con le atlete: la mia mente è andata al caso delle Olimpiadi di Berlino che vide protagonista Caster Semenya.
Il testosterone ha un ruolo anche nelle differenze sessuali del cervello, tuttavia anche in questa circostanza deve prima subire una conversione e per diventare estrogeno (un ormone ovarico che tuttavia si occupa anche della mascolinizzazione del cervello) ha bisogno di un enzima che si chiama aromatasi. Anche la quantità di questo a causa d’influenze ambientali può ridursi e lasciare un cervello femminile in un corpo maschile. Pare che non siano lecite le semplificazioni per stabilire l’orientamento sessuale, però, ad esempio, lo stress prenatale può determinare un eccesso di testosterone e impedire ai feti maschi di mascolinizzarsi. Esperimenti di laboratorio sui ratti hanno in parte confermato il ruolo dello stress in questo senso. Un altro esempio, sugli esseri umani, è quello legato all’incidenza dell’omosessualità in Germania. Prendendo in esame il periodo prima della Seconda Guerra Mondiale, quello coevo e immediatamente successivo, e infine un periodo distante dal dopoguerra, emerse che in proporzione il numero maggiore di omosessuali fu quello a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, a riprova del ruolo dello stress materno nell’orientamento sessuale. L’argomento non si riduce a questo ed è più ampio, però a mio avviso quanto ho riportato fino a qui offre un taglio interessante.

Francesco

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