Il disastro di Fukushima è sparito dai più importanti organi d’informazione prima delle votazioni referendarie, ma in seguito la censura dei media tradizionali si è trasformata in disinteresse da parte di quanti hanno fatto leva sulla catastrofe nipponica per scongiurare il ritorno dell’Italia all’energia nucleare. A scanso d’equivoci: io ho calato un poker di sì contro la scala reale della casta. In Giappone la centrale di Genkai è pronta a tornare in funzione mentre a Fukushima è stato possibile spegnere il reattore numero cinque. A Tokyo, nella zona di Shinjuku, è stata rilevata la presenza di un isotopo radioattivo nell’acqua dei rubinetti, caesium-137, ma a detta del Tokyo Metropolitan Institute of Public Health si tratta d’un livello inferiore a quello di guardia che è stato stabilito dal governo giapponese. Ci sono inoltre i campioni d’urina di dieci bambini e ragazzi tra i sei e sedici anni in cui sono stati riscontrati due isotopi radioattivi: oltre al suddetto caesium-137, è comparso anche il caesium-134, quest’ultimo con una vita di due anni e mezzo, circa dodici volte meno quella del primo. La contaminazione pare che si sia estesa su funghi, pesce, the, latte e spinaci (la lista è più lunga) fino a trecentosessanta chilometri dal luogo dell’incidente. Alla luce di questi dati, che purtroppo annunciano cancri e leucemie a iosa, credo che non rimetterò mai piede nella parte settentrionale di Honshu. Sono sempre aperto a nuove esperienze, ma il cesio radioattivo credo che non faccia per me.
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