Ho terminato il terzo libro. Avrei voluto oltrepassare ancora una volta le cento pagine, però alla fine ho preferito fermarmi a ottantacinque. Non mi piace forzare le cose. Ieri ho pensato al titolo e dopo un esame certosino di circa centoventi secondi ho optato per “L’elogio dell’estinzione”. Non intendo sottoporre il testo all’attenzione delle case editrici, perciò mi limiterò a stamparne qualche copia per me. Benché non sia mai iniziata, dichiaro conclusa la mia carriera di scrittore. Ho digitato centinaia di migliaia di lettere in questi anni: troppe per illustrare i fraintendimenti di cui sono le corree. Nella sciagurata ipotesi che io un domani dovessi scrivere un quarto libro, di certo non ricorrerei allo stile introspettivo di cui mi sono avvalso finora. In futuro mi dedicherò più che altro alla lettura e forse aumenterò la frequenza di appunti su queste pagine virtuali.
Mi sento finalmente liberato dal dovere impostomi di completare una sorta di trilogia, una saga che in realtà è una sega. La parole fine splende di luce propria, altro che ottenebramento! Fine! Quanto ho fatto non ha nessuna valenza sociale né può riscuotere riconoscimento alcuno dato il carattere autoreferenziale degli scritti. Ovviamente le parole non hanno un peso proprio, ma assumono quello di chi si trovi a posarle sulla bilancia dell’altrui giudizio. Queste sono le regole. Negli ultimi anni sono stato rifiutato numerose volte. Anzitutto dallo Stato, quando ho cercato di entrare nell’Esercito Italiano, da quelle poche ragazze che si sono avvicinate a me prima che io cercassi di varcarne le soglie cardiache, dall’editoria, quando non ho accondisceso ad accordi deliranti. Insomma, con tutte le porte che mi sono state chiuse sul muso io dovrei trovarmi a mio agio esclusivamente al Colosseo, ma in realtà sarei pronto a bussare ancora se n’avessi l’occasione. L’importante per me è stare bene con me stesso e almeno in questo non ho fallito. Ci sono storie che non sono mai uscite dalle mia penna, come sarebbe lecito scrivere se oggi le tastiere non avessero soppiantato le stilografiche. Ho lasciato disidratare tutti i baci che avrei potuto scoccare. Ancora conservo gli arsenali della mia interiorità , arrugginiti come la ferraglia sovietica con cui i paesi africani si scannano a vicenda. Cupido con me è un pacifista; convinto.