Talvolta mi perdo, ma dopo ogni scomparsa vado a cercarmi perché sono il mio migliore amico e ci tengo a me stesso. Finora, nella mia giovane esistenza, non credo di essermi mai trovato ad affrontare delle prove realmente dure e ne sono contento. Spesso e volentieri ricorro all’ironia per tamponare qualche fuoriuscita di senno, ma solamente con dei ragionamenti accorti riesco a cauterizzare le ferite che mi procurano certe riflessioni a cui colpevolmente io concedo spazio di manovra. Dovrei coltivare un maggiore distacco da tutto ciò che mi rende iracondo e inasprisce le mie frasi. Rischio di restare un innocuo egoista per tutta la vita. Ogni volta che sono sul punto di abituarmi a trascorrere il tempo restante come se il futuro assomigliasse molto al presente e al passato, puntualmente gli eventi si fanno ambasciatori di un’intuizione che non compie mai fino in fondo la propria metamorfosi. Ogni tanto ho l’impressione che delle strane coincidenze mi rimproverino la mancanza d’amore di cui sono correo. C’è troppo agonismo per i corpi e le menti altrui, ma io non voglio gareggiare con altre persone per raggiungerne una: queste per me non sono affatto le premesse di un rapporto profondo, bensì le regole dell’accoppiamento animale. Nessuna immagine femminea orbita nei miei pensieri: non ve n’è traccia.
Tempo fa scoprii per caso una pulsar, però a suo dire ella era già parte di un sistema binario e così, pian piano, ho levato il terzo occhio dal fascio di radiazioni che emetteva: io mi sarei voluto perdere nel suo campo magnetico, in quella croce del Sud. Qualche volta ho la sensazione che sia più difficile trovare la vita sulla Terra che nel resto dell’universo. Sono un cosmonauta con la tuta spaziale sgualcita. Non mi aspetto nulla e intanto fluttuo, tutt’altro che piegato alla sorte di cui non riconosco l’autorità. Tendo al bene e la negazione non mi è propria, ma d’altronde non potrebbe esserlo in nessun caso: fortunatamente, aggiungo.
Immergo le mie carni in acque cristalline e scruto i fondali come se dalle profondità dell’inconscio dovessi trasferirmi in quelle del Tirreno. In me non riaffiorano ricordi, ma puntualmente infrango la superficie marina per riprendere fiato. Vorrei sentire un altro respiro al di fuori del mio, ma le distanze che mi circondano ne sono sprovviste. Al tempo io porto in dote silenzi discontinui e in cambio ricevo giorni irripetibili. Per quanto possa nuotare, difficilmente vedrò altra terra che non sia la mia. Abito in un deserto, però non incolpo le dune né l’ombra mia che su queste scivola da sé. Le sabbie che calpesto si disperdono in una clessidra sotterranea alla quale sono legato da vincoli di mortalità. In sogno mi è stato raccontato che altrove v’è chi s’ama e ivi io ho provato a saperne di più tramite l’immaginazione, ma poco ha potuto la mia fantasia a confronto di quelle realtà che la superano ovunque, ad ogni coordinata ontologica.
Quasi ogni trecentosessantacinque giorni, il ministero dell’economia sito nella periferia del mio encefalo stanzia una cifra modesta per il gioco d’azzardo. Qualche anno fa giunsi ad accumulare centottanta euro al black jack partendo da dieci, ma alla fine persi tutto. In seguito rischiai di vincerne oltre seicento con le scommesse calcistiche, ma poi il Parma vinse contro la Fiorentina e le reti dei gialloblu segnarono anche la mia débâcle. Infine, piuttosto recentemente, ho vinto ben duecentosessantadue euro alla roulette francese, puntando solo sulle dozzine e senza usare null’altro che intuizioni estemporanee, ma com’è giusto che sia le mie vincite sono tornate al banco nell’arco di breve tempo. Bene, tutto ciò cosa m’insegna? Che probabilmente sono fortunato in amore, eh. In realtà ritengo che per il gioco d’azzardo occorrano abilità che io non possiedo. Sono in grado di conseguire vincite nel breve periodo, però non arrivo mai a capire quando devo abbandonare il tavolo verde e ciò dipende da due fattori. Anzitutto io do per scontato che i sesterzi dedicati al gioco siano persi in partenza, di conseguenza non mi diletto a sfidare la sorte con l’intento di guadagnarci e dunque viene meno in me l’attaccamento alla pecunia. Insomma, per chi non sia avvezzo allo stoicismo, prima di giocare consiglio di leggere qualcosina di Seneca per affrontare il tutto con il dovuto distacco. In secondo luogo: sono un idiota. Il gioco d’azzardo è divertente e per pochi eletti può essere fonte di reddito, però io non sono all’altezza d’intenderlo in un modo che non sia strettamente ludico, perciò non ho la “fame” necessaria per impegnarmici in maniera fruttuosa, splendidamente lucrativa!
Ricordo l’epopea del buon vecchio Bogdan, degna della penna di Virgilio, d’Omero o di qualche pubblico ministero. Ancora ghigno quando rammento com’egli ospitò nella sua casa alcune mignotte e, per quest’utile servigio reso alla malavita locale, gli furono dati denari a tre zeri che perse proprio alla roulette dopo aver perso la sua fidanzata per quanto sopramenzionato. Anche il mio presunto padre era un accanito giocatore e infatti uno dei pochi ricordi che ho di lui consiste in una simpatica gita all’ippodromo di Grosseto: mai come in quell’occasione io udii cotante invettive rivolte ad un ignaro quadrupede, reo d’essersi attardato al traguardo!
Circa due mesi addietro ho ripreso un manuale del C che solevo consultare attorno ai sedici anni e ho finito di studiarlo una settimana fa. Sono riuscito ad assimilare più nozioni di quante ne abbia apprese oltre due lustri or sono. Le prime righe di codice della mia vita le ho digitate in Pascal, imparandone le basi da un testo scolastico che mi aveva incuriosito in quanto non veniva adoperato durante le lezioni di matematica benché mi fosse stato richiesto d’acquistarlo. Poco dopo, sempre nel corso dell’adolescenza, ho studiato un po’ di PHP e le sue interazioni con i database MySQL, ma ho abbandonato ambedue abbastanza presto. Mi sono dilettato anche a farmi qualche script in Bash al fine di automatizzare determinati processi su Linux (all’epoca adoperavo Mandrake, molto user friendly e adatta ad un neofita), però non ho mai approfondito nulla di tutto questo e di conseguenza non ne ho tratto vantaggio alcuno.
Al tempo della minore età, l’interesse adolescenziale per l’informatica mi consegnò una nomea esagerata, infatti qualche idiota pensava che sapessi compiere chissà quali grandi prodigi, quali arcani artifizi al cospetto di una tastiera, ma io non ho mai lanciato nemmeno un exploit per eseguire un deface al più insicuro dei server o al più bacato dei CMS: insomma, non sono mai stato nemmeno uno script kiddie, però non so se questo sia stato necessariamente un male. Proprio il C mi ha permesso di capire i miei limiti in codesto ambito ed anche per questa ragione (infatti non è la sola né la più grande) in seguito non ho intrapreso la carriera universitaria.
Ancor oggi, dopo aver ripreso in mano il manuale del C suddetto e averlo studiato a fronte di un’elasticità mentale decisamente migliore rispetto al passato, non sono riuscito a comprendere come manipolare le liste attraverso l’uso di puntatori che ne richiamino altri: questo è soltanto un esempio. Questo ne è un altro: la gestione delle finestre (in Windows, con le API Win32) è un delirio a cui la mia pazzia non può certo assurgere. Comunque la programmazione, benché non riesca ad approfondirla, la reputo ottima per mantenere in allenamento il cerebro ed è questo l’unico uso che mi sento di farne. D’altronde con le mie nozioni posso solamente reinventare la ruota senza trarne alcuna utilità. Ci sono ragazzini o post adolescenti che creano applicazioni, eseguono intrusioni o risolvono problemi con un’abilità sconcertante e il mondo dell’informatica ne offre vari esempi, di cui l’ultimo a me noto tra i più celebri è quello di GeoHot. Talentuosi e imberbi individui riescono a fare quanto certi laureati forse manco immaginano. Se avessi avuto un talento da coltivare in questo campo, lo avrei fatto, ma la mia capacità di apprendimento non è mai stata grande e di predisposizione non ne ho mai avuta.
A tempo perso ho intenzione di approfondire un po’ il Python sul quale la mia attenzione ha planato già diverse volte. In particolare m’interessa una libreria di questo linguaggio per fare una certa cosa, ma non voglio mettere il carro davanti ai buoi e non so neanche se avrò la costanza di proseguire. L’ultima soddisfazione che mi sono levato è stata quella di creare una cosa semplice (ma per me difficile!) con la libreria Winsock in C, ovvero un server che attende la connessione di un client per mandarlo a fare in culo.
I don’t care about what happened in Norway. Every day innocent people get murdered without getting press attention. It’s very clear that some lives worth more than others and as usual the rates are set by audiences. Violence is still part of human nature and it doesn’t surprise me at all that people keep getting slaughtered by insane individuals. Unfortunately other bloodbaths will occur soon or later and the same reactions will be broadcasted. Flags and religions are the biggest signs of danger. Maybe one day the human kind will be set free by a real evolution and then its darker side will be in the human culture just as object of historical studies.
Last night I was in Civitella Marittima to attend a progressive rock concert. There were many middle-aged persons among the audience. The event was open by a local group followed by an Emerson, Lake & Palmer tribute band that I enjoyed a lot. The main act was Le Orme, one of the most important bands in the history of Italian progressive rock scene and before midnight they started to play. A couple of years ago I saw Le Orme with a different line-up in the same place and even that time they did a great performance. Events like these feed my spirit and makes me feel stronger than anything. I was happy to be alone among the crowd and I had a good time but many more await me in this life, I’m sure of it.
Due to my right knee’s injury, I can’t run as I used to do, thus I enjoy long walks on the beach. Every now and then, just before the sunset, my footsteps get sandy and my shoes get wet. Peaceful sceneries cradle my spirit even when the darkness surrounds everything. Noisy waves hail my shape in the moonlight but I’m usually busy talking with myself. On my way I often meet sleepless tourists, cops and empty spaces, anyway in moments like these I enjoy being a loner. Under the pale light of my beautiful room the eyes get tired because of long reading sessions. Many thoughts pass by but none of them endangers me. Music, silence and inner voices make me feel good and the rest doesn’t really matter, at least for now…
Summer winds blow on my face and nothing stands between me and myself. I manage to pass my evenings with unpleasant thoughts. In this period I’m less busy than ever, therefore I have a lot free time in my hands. I never get bored but I sometimes struggle with unfulfilled desires. There is much trouble in my country and inside many heads but nothing really scares me. It’s a matter of time to meet the biological end, thus I hope to be late. All around me there’s nothing special to mention and none to remember, anyway I should never forget how delightful life is. Dry feelings lie in my mind and fortunately there is no trace of hope along the last years of my existence. I don’t rely at all on fate, moreover there’s no way that I write my destiny according to what celestial bodies are supposed to mean. Day by day I try to enjoy every moment at its full but there are times that I’m not able to do it.
Il ginocchio destro ha ricominciato a darmi qualche problema, perciò consulterò il mio medico per risolvere definitivamente la questione. Purtroppo la terapia a base di bestemmie non ha dato i risultati sperati. Posso camminare, ma non posso correre per più di due chilometri e nel calcio a cinque non riesco a compiere quei movimenti innaturali di cui è difficile fare a meno nel corso di una partita. Il prossimo inverno non riuscirò a decollare per l’amato Oriente e resterò in patria, a disposizione della pubblicità nostrana. Trovo che quest’estate sia meno idilliaca di quanto mi aspettassi, però l’accetto così com’è e non pretendo che cambi. Non ci sono sempre momenti favorevoli e la loro assenza talvolta ne preludia il ritorno in pompa magna.
Mia madre m’invita a coltivare un presunto talento letterario: io le rammento sempre che la mia dote migliore consiste nel vergarmi il cazzo per contenere le mancanze affettive. Se dovessi mai scrivere un quarto libro, e ciò potrebbe accadere anche a breve, di certo non mi cimenterei più con le dinamiche del romanzo, bensì mi atterrei allo stile saggistico. Non ho grandi idee e dubito di averne mai avute, inoltre ciò che avevo da scrivere per scopi introspettivi l’ho già messo nero su bianco, però non escludo d’intraprendere la via suddetta prima o poi: mai, sarebbe meglio. Parteciperò a qualche concorso letterario del cazzo per fornire a mia madre la prova di come i miei scritti non possano valicare il carattere autoreferenziale che ne ricopre ogni singola parte. Ho progetti più grandi che prevedono uno zero verde e altri trentasei numeri, divisi in rossi e neri come nel dualismo anacronistico che ancor oggi avvolge svariate menti. Io invece l’unico segno che apprezzo è quello della croce che si fanno i parenti dei politici quando partecipano alle esequie dei loro cari: oh, sarebbe davvero divertente se qualcuno in natura legiferasse sulla morte e vi contemplasse una sorta di legittimo impedimento. Io ad esempio non vorrei mai essere stroncato sulla tazza del cesso, con un bello stronzo a metà tra il culo e la meta finale.