Sogni et similia

Da quanto ho letto i sogni  sono piuttosto simili alle psicosi, perciò la loro interpretazione può risultare utile nella spiegazione delle malattie mentali. In passato l’attività onirica veniva fatta combaciare con la fase REM, ma in seguito questa sovrapposizione si è dimostrata inesatta e altrettanto erronea è risultata una teoria in base alla quale i sogni non avrebbero una matrice motivazionale, tanto da risultare “schiuma” secondo un’espressione adottata da Freud per tale concezione che egli, ovviamente, non sposava.
Mi ha sorpreso la regolarità con cui la fase REM insorge, ovvero circa ogni novanta minuti per mezzo dell’acetilcolina che lascia il posto alla serotonina e alla norepinefrina nel momento in cui questi neurotrasmettitori attivano la fase non-REM. Ho trovato altresì interessante scoprire che la gerarchia delle zone visive durante l’attività onirica s’inverte del tutto rispetto al periodo di veglia, difatti, ad esempio, un danno all’area visiva primaria causa la cecità corticale, ma ciò non impedisce ai non vedenti di esperire la vista durante i sogni. Ci sono altri esempi di questo tipo che sottolineano la relazione inversa a cui ho accennato, ma non ho bisogno di elencarne altri in questo appunto il cui scopo principale è quello di consolidare un po’ quanto ho appreso. Voglio concludere con il ruolo delle droghe in questo contesto. Da quanto ho letto la cocaina e le amfetamine intervengono sul sistema dopaminergico e gli effetti differiscono a seconda delle dosi assunte. Un quantitativo ingente delle sostanze suddette può produrre piscosi, tuttavia reazioni analoghe possono innescarsi anche per mezzo di un farmaco per il morbo di Parkinson, il cosiddetto L-dopa. Sono fermamente convinto che compromettere la propria lucidità sia una scelta banale e idiotica, perciò conoscere qualcosa in più sulle dinamiche legate a determinate sostanze mi dà modo di trovare ancor più banali le relative tossicodipendenze.

Francesco

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