Per me è giunto il momento di cambiare registro. Fatta eccezione per la parentesi nipponica, nel corso degli ultimi mesi sono stato meno sereno rispetto agli anni precedenti. Voglio ristabilire al più presto il primato della mia tranquillità e mi sento in procinto di farlo, abbreviando persino i tempi di recupero che quasi volevo impormi. Io non mi riconosco affatto nei toni vagamente cupi di qualche appunto recente né tanto meno nelle tinte altresì scure di determinati pensieri.
Appartengo ad una disposizione d’animo che non ha nulla a che vedere con la mestizia, perciò non voglio snaturarmi. Quando l’orchestra suona il ritmo del calvario, io vado deliberatamente fuori tempo, anche a costo di andare fuori tempo massimo: non voglio imparare nuovi passi e in particolare non ci tengo per niente ad apprendere passi falsi.
Commetto errori, riparo salvando il salvabile e mi godo il frutto dell’esperienza: una spremuta di coglioni che forse per taluni non serve a un cazzo. Anche la tromba di Freddie Hubbard annuisce a queste parole e mi sprona a tradurle nel linguaggio degli eventi. Ciclicamente, sotto un certo aspetto, resto sempre a piedi, ma per fortuna me la cavo a correre! È tempo di tornare in auge.
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