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Nell’ecumene

Negli ultimi giorni l’agenda del globo terrestre è stata dettata da avvenimenti che hanno avuto una grande risonanza, tuttavia soltanto le nozze reali hanno suscitato in me un po’ di curiosità. Kate Middleton mi ricorda la ragazza australiana (di origini scozzesi) che lo scorso gennaio mi folgorò con il suo sguardo indaco durante il tragitto in barca sul fiume Hozugawa. Anche se non dovessi mai esperire l’amore, mi resterà comunque quella visione celestiale da portare con me. Mi ha disgustato il fanatismo che ha accompagnato la beatificazione di quel vecchio filibustiere di Karol Wojtyla e spero vivamente che il clero imploda presto come il nucleo di una supernova. In quest’epoca l’ignoranza e la superstizione esercitano ancora la loro egemonia. Tanti fedeli si dichiarano tali senza conoscere profondamente la dottrina che abbracciano e ciò vale per ogni religione. In Italia l’aria è viziata dal misticismo da osteria che si respira in vari ambienti, a vari livelli e per causa di una variante del varicocele che affligge le teste di cazzo: l’eziologia risiede nell’escatologia, nell’ermeneutica, insomma, nel mito.
Per Gandhi, con la mentalità dell’occhio per occhio il mondo diventerebbe cieco, ma la perdita della vista almeno permetterebbe a questo pianeta di non doversi più specchiare nelle proprie miserie. I terroristi sono come i papi e viceversa: morto uno ne giunge un altro. Poveri tutti noi. Mi auguro che un giorno il mondo possa fare a meno delle carceri e che invece di correre ad armarsi corra ad amarsi, ma per ora quell’orgia planetaria la ritengo più distante di quanto la mia immaginazione riesca a galoppare. Intanto la Luna c’è sempre, pallida per lo spavento di ciò che è costretta a vedere. Anche il sistema solare è colpito dalla piaga del bullismo. C’est la vie.

Francesco

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