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La prova costume di chi non sa assolversi

Pubblicato venerdì 22 Aprile 2011 alle 01:18 da Francesco

Questo è il momento dell’anno in cui gente d’ogni età e circonferenza cerca di preparare la propria carne per la transumanza estiva, di conseguenza conto maggiori presenze nei luoghi in cui io mi alleno durante ogni stagione. Suscitano un po’ di tenerezza in me quelle persone che provano a mettersi in forma con lo scopo precipuo di risultare attraenti e in particolare le donne. Ragazze e signore con i fianchi un po’ larghi forse credono che misure minori possano portare loro gioie maggiori, ma se bastasse così poco allora le palestre potrebbero sorgere al posto delle basiliche, delle moschee, delle sinagoghe…
Ogni primavera, negli sforzi incostanti di persone assai diverse, leggo sempre il medesimo desiderio d’amore velato di carnalità sul quale mi sembra che si abbatta spesso un senso di inadeguatezza più o meno giustificato. Nei periodi più rigidi dell’anno i miei percorsi mi offrono desolazioni incomplete, però con l’avvento di temperature più miti e accomodanti ho sempre modo di scorgere solitudini semoventi che cercano di uscire dai loro gusci imperfetti. Secondo me l’etica viene minata ogniqualvolta l’estetica diventi oggetto di ossessione, perciò io inseguo sempre il concetto di kalokagathia per cercare d’esserne all’altezza.
Quand’ero un adolescente flaccido, prima di ogni estate credevo fortemente che avrei fatto incontri straordinari tra giugno e settembre, ma ogni volta ne restavo deluso e forte della mia giovane età mi dicevo sempre che l’anno successivo avrei avuto miglior fortuna. Ormai, dopo quasi tre lustri, ho ragione di credere che da tempo immemore sia stata accolta la domanda di prepensionamento della dea bendata. In realtà non sono un fatalista e me ne frego del mio quadro astrale. Ammesso che io abbia un destino, quest’ultimo può venire a convocarmi mentre faccio qualche trazione a seguito di una sessione di corsa.

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