Categories: Parole

Esternazioni generiche

Mi sto riprendendo bene dal fuoriprogramma emotivo delle ultime settimane. Nei momenti bui io non ho una fede, un ideale, un progetto o una voce amica a cui aggrapparmi e difatti mi attacco sempre al cazzo. In tutti questi anni la masturbazione mi ha aiutato moltissimo a compensare le mancanze affettive, ma capisco che parlare di questa pratica in una certa maniera per parecchie persone sia ancora un tabù.
Se bastasse farsi le seghe per essere felici probabilmente la Terra sarebbe invidiata dal resto dell’universo, ma almeno nel mio caso mi hanno aiutato a sopportare lo stress, specialmente durante i momenti più parossistici. Immagino che la masturbazione non possa sostituire affatto i rapporti sessuali che coinvolgono gli innamorati, tuttavia non credo neppure che questo debba essere il suo proposito. Nella cultura italiana, che gronda cattolicesimo da ogni parte, è diffuso il senso di colpa, perciò l’onanismo (definizione prettamente cristiana) viene vissuto molto male da certi individui, tra i quali figurano anche taluni che pur proclamandosi atei non riescono a staccarsi dalle influenze culturali che la religione esercita sulla società.
Io stesso sono considerato uno sfigato sebbene tale epiteto mi venga rivolto sempre da tergo. Non posso e non voglio organizzare la mia vita per integrarmi in una rete di menzogne poiché pago già lautamente il mio dazio all’incoerenza e non voglio sobbarcarmi altri oneri. Anche tra persone con un certo grado d’istruzione noto come siano frequenti molti preconcetti che spesso trovo disarmanti, perciò in questi casi in me viene anche meno la voglia di dialogare o di avere uno scambio di qualsivoglia genere con la controparte. Quando non c’è intesa le parole fanno soltanto rumore e cadenzano la confusione. Io non sono nessuno e nessuno sono destinato a restare, perciò non entrerò mai nelle grazie di qualcuno che vuole vivere di luce riflessa e per mia fortuna manco ci tengo. Riesco a bastare a me stesso, ma è normale che in me sia presente il desiderio di nutrire qualcosa di profondo per qualcuno e di essere contraccambiato. Io devo continuare a coltivare i miei interessi senza preoccuparmi del tempo che passa né di quello che è già passato. Tanti prima di me hanno attraversato le stesse questioni e tanti altri dopo di me si troveranno a sbrigare le medesime faccende con loro stessi. Perché ricadere negli errori degli altri? La ripetizione dei propri forse non è abbastanza? Alla fine con le tribolazioni interiori me la sono sempre cavata. Sono i momenti in cui anch’io mi ricordo di poter desiderare davvero che mi spiazzano un po’, ma forse è inevitabile ed è anche un bene. Non pretendo di controllare ogni singolo evento della mia esistenza, ma non pretendo neppure di essere impassibile in quei rari casi in cui sperimento le sensazioni di vuoto e d’ignoto che sono diverse da quelle che vivo quando matura in me la convinzione che non ci sia nulla ad attendermi. Pare un grande casino. Per concludere questo appunto prolisso cosa dovrei scrivere? Opto per quanto segue: ‘sti cazzi.

Francesco

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