A fasi alterne mi trovo a comunicare con una giovane puteolana. Questa signorina desta la mia curiosità, però è piuttosto stramba. Forse a lei piacciono i giochi da tavolo, ma sfortunatamente io non lavoro alla Hasbro e non sono molto portato per il Risiko.
Nelle nostre discussioni saltuarie non lesino mai gli improperi e ogni volta che comunichiamo io immagino sempre che sia l’ultima. Il protrarsi di questi scambi epistolari sottolinea la volontà comune di non emigrare definitivamente dai rispettivi emisferi, ma alla fine ci ritroviamo sempre con i bagagli in mano. Durante l’ultimo contatto la megera mi ha chiesto di fornirle il numero del mio cellulare e io ho accondisceso volentieri alla sua richiesta perché anche a me piaceva l’idea. L’arpia summenzionata ha fatto squillare il mio Nokia moribondo e mi ha chiesto di salvare il suo numero nonostante avesse detto che sarebbe stata lei a chiamarmi l’indomani. In seguito non ho ricevuto una sua telefonata, perciò mi sono rivolto quasi subito agli esperti di Betchley Park che tanto fecero per decifrare il codice Enigma dei nazisti. Dopo alcune ore ho ricevuto un primo telegramma dal Regno Unito. Secondo il responso la fanciulla mi aveva invitato a salvare il suo numero dimodoché il silenzio seguente mi inducesse a chiamarla, difatti così lei avrebbe potuto sincerarsi del mio interesse senza esporsi. Dopo la lettura del telegramma ho allontanato il monocolo dall’occhio e ho alzato l’indice destro verso l’Altissimo prima di pronunciar: “Giammai!”.
Memore dell’episodio di Odisseo con le sirene, ma soprattutto ancor più memore di quanto non me ne fregasse un cazzo durante l’orario scolastico, ho preso il mio cellulare e ho cancellato il numero della ragazza puteolana per evitare che la tentazione mi spingesse a chiamarla. Circe! Ecco con quale nome avrei dovuto salvarla in rubrica. Non escludo che la donzelletta sia lunatica e abbia cambiato idea nell’arco di qualche ora, ma non intendo indagare. Spesso sono aperto al dialogo, però non mi presto a certi giochetti. Accidenti, questa volta l’ho scampata per un pelo e di certo in me un pelo non tira più d’un carro di buoi, perciò mi metto davanti alle stanghe e me ne vado a fare in culo.
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