Il dottore passava in rassegna le incubatrici e ogni tanto estraeva un martello dal camice per colpire i crani dei neonati, ma l’infermiera che lo accompagnava gli chiedeva costantemente e cortesemente di non fracassare le teste dei nascituri. Purtroppo il dottore era un vero monello e dopo ogni dispetto fatale rideva sotto i baffi; alcune incubatrici diventavano bacinelle di sangue in men che non si dica. All’obitorio del nosocomio due simpaticoni giocavano a minigolf e come mazze usavano i femori che ogni volta si prendevano la briga di estrarre dai loro ospiti più alti. Altri due uomini nel parcheggio delle ambulanze si divertivano a tirarsi addosso un cuore che avrebbero dovuto consegnare al più presto per un trapianto molto importante. In una stanza un’infermiera annoiata staccava e riattaccava la macchina di ossigenazione extracorporea di una paziente anziana e di conseguenza a quest’ultima la morte compariva ad intermittenza. Fantastiche casette di marzapane e montagne di zucchero erano state approntate in una sala per i bambini affetti da gravi forme di diabete. Flebo di assenzio pendevano dall’alto e impacchi di tricloruro di arsenico venivano praticati a discrezione del personale sadico. Un chirurgo usava il bisturi per dare slancio alla propria vena artistica sulle vene altrui e tutt’intorno v’erano grida.
Mi appoggio ai silenzi che si susseguono senza soluzione di continuità, tuttavia con la stessa…
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