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La mimosa e la fregna

Anzitutto devo rivolgere un augurio di pronta guarigione a tutte le donne che sono allergiche al polline della mimosa. L’otto marzo è un ottimo banco di prova per le battute misogine e anche per il buonismo. Mi fanno tenerezza gli uomini che cercano di ridimensionare le donne in base a schemi anacronistici, ma parimenti suscitano in me la stessa reazione quelle donne che entrano in competizione con gli uomini con l’obiettivo di mascolinizzarsi per dimostrare qualcosa all’altro sesso. Non mi sorprende affatto che le quote rose scarseggino in Italia come in altre parti del mondo, ma d’altronde, nella mia nazione, spesso la donna è stata relegata o ha accondisceso a farsi confinare in un ruolo sottomesso, e credo che questa tradizione vada imputata in larga parte al cattolicesimo e ad altri accrocchi confessionali del genere, in quanto rei d’aver veicolato e radicato nella cultura sociale idee cotanto primitive.
Qualcuno sostiene che le nuove generazioni abbiano travisato le battaglie femministe, però io non capisco proprio cosa ci sia di male nella libertà sessuale e nell’uso del proprio corpo come fonte di guadagno, almeno finché risulti possibile, tuttavia la gerontofilia in questo senso offre al meretricio un certo grado di longevità! Ad ogni modo ritengo  che una donna debba essere libera di fare la puttana, a patto che non venga forzata (precisazione pleonastica, però in questo caso melius abundare quam deficere) e che la sua attività non danneggi la collettività.
Insomma, se il premier italiano fosse ricorso ai servizi di alcune zoccole maggiorenni e le avesse pagate di tasca propria (e dunque non con posti di potere o assunzioni in enti pubblici) allora gli avrei potuto imputare soltanto di pensare più alla sua cappella che al resto del paese, ma pare piuttosto evidente che alcune mignotte siedano su determinati scranni senza motivi apparenti. Se le baldracche fossero brave a guidare una nazione riceverebbero sicuramente il mio voto (anch’esso ancora vergine) e ciò dimostra che non ho nulla contro le peripatetiche, a differenza di certe donne che s’indignano con vampate di cattolicesimo di cui forse neanche s’accorgono. Mi sembra paradossale che debba essere proprio un ragazzo vergine a scrivere cose talmente banali, ma in Italia è piuttosto diffuso un atteggiamento manicheo verso ogni questione e per certuni è altamente impensabile riuscire a immedesimarsi (o quantomeno provarci) nei panni di individui che distano anni luce dal proprio modo di vivere. In altre parole, alla radice di tanti mali italiani c’è sempre una povertà culturale di cui le prostitute di strada o d’alto borgo non hanno colpe, bensì ne hanno i porporati e chiunque si presenti ai comizi con lo stesso crocefisso che è solito portarsi dietro nelle case chiuse.

Francesco

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