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Questioni editoriali

Tra me e la mia casa editrice c’è una questione insoluta legata alla SIAE, un ente che secondo me dovrebbe scomparire assieme ai suoi fautori. Probabilmente questo bracco di ferro finirà con la risoluzione del contratto, senza tarallucci né vino di cui non sentirò certo la mancanza poiché in questo periodo non tocco dolciumi e sono astemio: al massimo potrei usare il vassoio come corpo contundente. Ho ventisei anni e mi sento appagato. Su di me non c’è nessuno che possa fare leva sul narcisismo artistico poiché quest’ultimo io non lo conosco, tuttavia quando sono in forma devo ammettere che pratico l’autocompiacimento davanti allo specchio ed è questo che io voglio riprendermi dopo il soggiorno nipponico. A me non frega una beneamata minchia di pubblicare a tutti i costi il mio secondo libro.
Qualche mese fa ho deciso di confrontarmi con l’editoria italiana poiché ritenevo che fosse un atto dovuto verso la mia scrittura, ma non mi aspettavo nulla pur riconoscendo al mio scritto un certo valore. Non ho bisogno di critici per valutare il mio operato e difatti ho evitato di spedire il mio primo libro in giro per l’Italia poiché non soddisfaceva i miei canoni. Ovviamente mi sarebbe piaciuto avere le spalle coperte da una casa editrice e fruire della possibilità di fare lo scrittore. La vita è fatta anche di rinunce, ma le mie sono poca cosa rispetto a quelle di tanti altri. C’è chi immola la propria felicità per pagarsi un abbonamento vitalizio al senso del dramma e vivere in base alle scelte che altri hanno preso per lui. Come la stragrande maggioranza delle persone io non sono completamente libero, però lo sono in larga misura dalle catene che potrei impormi e questo è un privilegio tale che per taluni risulta addirittura inconcepibile. Probabilmente non sarò mai nessuno e nessuno mai mi farà la cortesia d’aprirmi il suo cuore, però cazzo, quanto mi diverto in questa vita. Intanto che i miei simili si struggono, inseguono successo o potere, io mi diletto ad ascoltare Nuvole Senza Messico di Giorgio Canali e Rossofuoco.

È la vita che va è la vita che va,
è una piccola morte che viene
esercizi di stile che scorrono nelle vene

Francesco

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