Morte, dolore e distruzione non stancano mai la mia specie. Se questo pianeta implodesse forse neanche la Luna se ne rammaricherebbe. Oltre a quei riminali che detengono il potere o lottano per conseguirlo, anche i delinquenti comuni s’impegnano a svenare le vittime dell’onestà : i primi adoperano decisioni scellerate mentre i secondi ricorrono ad armi bianche e carenza di scrupoli. Paradossalmente ad un condannato viene concessa una seconda chance quando invece a certi incensurati viene impedito persino un primo tentativo d’inserimento nella società .
Malgrado l’opinione illuminata di taluni, questo mondo non è ancora maturo per abbandonare la pena di morte e la tortura, ma a quanto pare le illusioni morali valgono più delle vite innocenti. Personalmente non abbasso mai la guardia e finora soltanto una volta sono dovuto ricorrere a mezzi drastici per tutelarmi. Purtroppo non confido molto nella legge e mi auguro di non doverla mai infrangere per salvaguardarmi, tuttavia, se fossi messo alle strette, tra un brutto processo e un bel funerale io opterei per il primo. Non ho manie di persecuzione né ho ragione di temere per la mia incolumità , almeno per adesso, ma non permetto affatto alla tranquillità interiore di ottundere la capacità di reagire ed è per questa ragione che mi creo deliberatamente un po’ di tensione. Gli istinti che assoggettano alcuni dei miei simili sono il retaggio incorrotto dei primati da cui io stesso discendo. Per quanto possibile, cerco di farmi scivolare addosso ogni cosa, ma allo stesso tempo mi impegno a non anestetizzarmi il cuore.
Il male è banale, il gusto del sangue è infantile, il sadismo è il sinonimo in pectore dell’idiozia e qualunque forma d’esaltazione di tutto ciò è il segno inequivocabile della stupidità . Il fanatismo e le ossessioni mi disgustano. Chiunque, normodotato e privo di turbe psichiche, non riesca ad avere un certo controllo su di sé, ebbene, mi disgusta e lo considero il tassello di un mosaico funebre. Il cinismo è un balocco economico, robetta da bambini arguti che a parte l’acume non hanno granché con cui riempirsi. Le parole sono vacue, tremendamente vacue. Mi fa vomitare il piacere intellettuale che scaturisce dalle conversazioni brillanti e già fatico a tollerare quanto mi trovo a scrivere di tanto in tanto. Vedo ovunque la ricerca spasmodica dell’approvazione altrui e non importa che essa venga perseguita attraverso un chirurgo plastico o con l’ausilio di citazioni dotte poiché la matrice è la medesima. D’altro canto anche la negazione dei valori e il desiderio di scandalizzare il prossimo mi urta i nervi per l’alto tasso di banalità che irradia.
Devo trattenere più frasi o cancellarle ancor prima di scriverle. Devo compiere sforzi maggiori per attenermi al silenzio. Per un periodo voglio negarmi a me stesso e tacere ancor di più. Devo scrollarmi di dosso i discorsi che assecondo e la confidenza che concedo. Alle porte dell’inverno io mi presento muto e sereno.