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Buono alla prima

Non sono un grande cuoco, ma in questi anni, per cause di forza maggiore, almeno ho imparato a sopravvivere dietro ai fornelli. Preparo tutti i miei pasti senza invidiare affatto lo scatolame di terz’ordine che rifilo ai miei gatti. Sono riuscito a preparare il gohan, ovvero il riso giapponese. La preparazione non è affatto complicata, ma richiede un po’ di tempo. Prima ho lavato il riso per un paio di minuti e poi l’ho lasciato riposare dentro la pentola con un volume d’acqua pari alla quantità di chicchi per oltre mezz’ora. Infine ho posto il coperchio sulla pentola (tra l’altro segno della mia scarsa collaborazione con il diavolo) e ho scaldato il tutto per una decina di minuti, ma dopo la soppressione della fiamma ho lasciato per altri cinque minuti il coperchio nella sua posizione apicale dimodoché il vapore terminasse il proprio effetto.
I miei abbinamenti sono altamente discutibili. In questa occasione ho accompagnato il riso con dei samosas (che dovevo soltanto scaldare), qualche patata novella e due hamburger, giusto per dimostrare ai miei gatti che sono ancora un onnivoro. Mi piacerebbe abbandonare del tutto la carne rossa e già adesso non ne sono un grande consumatore, però non riesco ancora a sposare un’alimentazione vegetariana e non ho alcuna fretta di farlo pur riconoscendone la superiorità nutrizionale. Per sopravvivere sarei disposto anche ad uccidere i miei amati felini e se fossi nato sessant’anni prima forse le circostanze mi avrebbero costretto a farlo, ma fortunatamente posso dispensare carezze alle bestiole che mi circondano invece di doverle sgozzare a sangue freddo. In termini cronologici la mia generazione è una delle ultime tappe dell’evoluzione umana, ma quest’ultima è avvenuta al costo di una certa efferatezza che non va dimenticata e anche per questa ragione dovrei rivedere la mia alimentazione in termini etici. Per adesso: fanculo. In futuro, forse, bandirò la carne, sebbene per certi versi sembra che io l’abbia già fatto in altri ambiti. Bon appétit.

Francesco

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