Non mi sorprende l’efferatezza degli esseri umani. L’epoca presente offre ancora ampi spazi agli istinti peggiori della mia specie, ma nei cosiddetti paesi civilizzati non ci sono deterrenti efficaci per prevenire la brutalità. Non ho una grande considerazione della pena di morte, ma vorrei che fosse applicata contro i vertici delle organizzazioni criminali per impedire agli ergastolani mafiosi di gestire i loro affari dal carcere. Per una serie di reati invece credo che la pena capitale non sia un deterrente valido e difatti apprezzerei oltremodo che un legislatore audace contravvenisse a certe convenzioni per reintrodurre la condanna alla tortura. Simili ragionamenti ovviamente provocano lo sdegno di tutti coloro che stravedono per un garantismo molto comodo all’aspetto moderno e maturo delle loro personalità che evidentemente non è sincronizzato con la realtà attuale. Le utopie viaggiano al passo dell’illuminismo, tutto il resto invece mi sembra che segua un’andatura medievale.
In altre parole, io suppongo che la violenza nelle società sviluppate sia diminuita sotto l’aspetto quantitativo mantenendo invece immutata la sua intensità e immagino che all’abbassamento delle pene non sia seguita una diminuzione della gravità dei reati. A me sembra che il crimine viaggi ad una velocità e la giustizia ad un’altra. Non sono un fautore della violenza e con tutta la cronaca nera che ho raccolto in questi anni mi sono reso immune al trasporto demagogico che di solito segue gli impatti emotivi dei delitti più atroci. Potrei elencare svariati omicidi che hanno scosso l’opinione pubblica nell’ultimo decennio e finirei per paragonare ogni caso ad un lancio del disco per misurarne la lunghezza temporale sulla metratura mediatica. Devono ancora nascere le vittime future e dubito fortemente che la violenza intenda abbassare presto le quote d’iscrizione alla realtà. Non sono in grado d’indignarmi né di stupirmi poiché mi aspetto sempre fatti come quello di cui tutti parlano e che io non voglio neanche nominare poiché sarebbe fuori luogo qualsiasi riferimento esplicito in queste righe trascurabili. Purtroppo giornali e telegiornali avranno ancora edizioni particolarmente remunerative: è soltanto questione di tempo. Ancora una volta, nel buio profondo del presente, io eleggo l’amore per me stesso come faro da cui farmi guidare. Non mi lascio abbruttire dalla parte peggiore della Terra. Mi sforzo di tenere testa alle influenze negative. Poiché non ne sono in grado, non pretendo di cambiare le cose, ma posso evitare che le cose cambino me. Questo appunto è fatto per tre quarti di sfogo mentre la parte restante contiene avvedutezza.
Tra il bene e il male, tra il male e il bene
Pubblicato venerdì 8 Ottobre 2010 alle 04:20 da FrancescoHo iniziato la stesura del mio terzo libro prima del previsto, ma probabilmente non sarei stato così celere se non avessi accettato un contratto editoriale di tre anni. Intanto la mia esistenza procede bene e segue i ritmi ai quali è abituata. L’attività fisica, la lettura e qualche distrazione solitaria mi accompagnano a ridosso del futuro. Non ho preoccupazioni e non ho motivo alcuno per supporne l’imminenza.
Talvolta può apparire dissonante il rapporto tra il tempo e i significati con i quali viene riempito. Cerco di fuggire da parecchie forme di identificazione per evitare di mettere la mia felicità nelle mani degli eventi, ma non sono ancora in grado di svincolarmi coscientemente da ogni morsa di questo genere. Pago il prezzo della mia giovane età e per questa ragione vedo ancora orizzonti tanto meravigliosi quanto inesplorati nel potenziale emotivo delle relazioni possibili tra persone.
Per diverso tempo ho creduto di essere un portatore sano di anaffettività cronica, ma in seguito ho dovuto ricedermi perché sono stato confutato dall’esperienza. Per quanto siano rare, ancor oggi non mi sottraggo da quelle occasioni casuali che in un modo o nell’altro mi permettano di conoscere in maniera più o meno superficiale qualcuno che mi sia affine e dubito che sentirei un moto di piacere in questi casi se io fossi davvero anaffettivo. Finora le conoscenze platoniche da me esperite a vari livelli di approfondimento non hanno portato a nulla, però non credo che bastino un certo grado di affinità e un principio di attrazione per sancire un rapporto autentico. Conosco vari individui che mostrano i segni evidenti della depressione ogniqualvolta debbano affrontare lunghi periodi senza amore o privi di qualcosa che assomigli a quest’ultimo e non è affatto raro che sottraggano il significato a ogni altra cosa durante i periodi di solitudine; tutto ciò avviene tramite il disfattismo, l’autodistruzione e quant’altro sposi la causa del malessere. Per me non è affatto auspicabile un approccio di questo tipo ai rapporti sentimentali ed è forse a causa di questa concezione che io in passato ho sospettato d’essere affetto dall’anaffettività.
Riesco a guardare il vuoto emotivo senza impaurirmi e se un domani dovessi colmarlo non sarà certo il mio mondo interiore a rivoluzionarsi, tuttavia quest’ultimo accoglierà con i dovuti onori e sommo entusiasmo un legame per me ancora inedito.
A cloudy evening lies above my head and a weak wind blows against the flues. Tonight I don’t plan to break the enduring silence. My thoughts are educated by the respect of happiness and I look at them as peaceful paintings. There are many closed doors in life that I don’t wish to open because their keys show awful shapes. A lot of people blame other people so as to feel better and they act like they can’t achieve their inner wishes. I don’t worry to face my charges and I see no benefit in declaring others guilty. Why in the hell another individual should have the privilege to pay my mistakes in my place?
I had many contacts with those who are victims of themselves even if I’ve never looked for such idiocy. It’s not my fault if disturbed people enjoy me and try to engage conversations. As far as I’m concerned, everyone is free to speak about his problems, however I know that few are able to solve them instead of hiding them along the seasons of life. I guess that inner worlds are under some kind of social Darwinism and thereafter only the fittest minds survive to painful feelings. I got a wise advice from my personal experience: don’t trust someone that doesn’t know himself and don’t bother to know someone that doesn’t trust himself.
Ancor oggi l’amabile Gea osserva e ospita le corse chilometriche di cui il mio corpo oramai non osa più chiedermi conto. Sulla mia tavola abbonda la pasta integrale di farro, ma non devo mai preoccuparmi di prepararne più d’un piatto. Ottobre per me non è un mese d’ottenebramento e ritengo intatto il potenziale di ogni giornata che sia possibile annoverare tra le fila dell’autunno o fra quelle dell’inverno. Mi diletto ancora a tracciare degli ideogrammi su un quadernetto per allenare la memoria e stimolare la curiosità, ma non cerco di penetrare nella lingua giapponese più di quanto riesca a fare attraverso i miei sforzi incostanti. Sono molto contento del tempo che trascorro assieme a me, però spero di non diventarne troppo geloso. Oltre a un certo equilibrio interiore, posso anche usufruire delle tranquillità in cui versa al momento la zona geografica in cui risiedo e questi privilegi, per taluni scontati, tutt’oggi restano utopie ad alcune centinaia di chilometri a sud della mia regione. Io vivo quieto mentre l’esasperazione si prepara ad armare la gente onesta e qualora dovesse riuscirci io seguirò senza stupore i moti violenti. Sono pronto ad andarmene lontano al primo segnale d’instabilità della mia nazione e già posso immaginare le parole di commiato: “Amata patria, mai t’ho amato”.
Tra i miei pensieri, contro ogni aspettativa, ricorre ancora Ipazia di Alessandria e avverto un lieve disagio perché al desiderio di parlarle si contrappone la necessità di non farlo. Se io negassi questo conflitto d’intenti peccherei di rigore nei miei confronti. Le riconosco il merito involontario d’aver smosso il mio interesse dopo anni di staticità e mi piacerebbe incolparla del silenzio che ci siamo imposti se la realtà dei fatti mi consentisse di farlo. Vorrei conoscere i suoi recessi e mi piacerebbe indagare le promettenti avanguardie d’affinità che adesso sono trincerate nel mio manicheismo. Evidentemente vive anche in me e gode di buona salute quel bisogno congenito di complementarietà e mutue attenzioni, tuttavia non pretende più di quanto io abbia e placido accetta la sua nullatenenza. Ai piedi di queste righe resta ancora una volta un fiore di ninfea con il suo significato mitologico. Contento e incompleto saluto il nuovo mese con lo sventolio di una contraddizione piacevole.