9
Lug

Mea culpa (shit, it happens)

Pubblicato venerdì 9 Luglio 2010 alle 10:41 da Francesco

Un dubbio crescente s’espande in me. Qualche giorno fa ho scansato una simpatia platonica senza una ragione apparentemente valida. Già subodoravo come sarebbe andata a finire quell’intesa precoce, ma adesso mi domando se la mia scelta l’abbia partorita l’istinto o se invece sia scaturita da un meccanismo di difesa. Odio ripetere gli stessi errori o commetterne di nuovi che non abbiano manco la creanza di portarmi qualche buon insegnamento in dote. Probabilmente ho sbagliato e difatti sento già i rumori lontani del treno che mi è passato accanto. Avrei dovuto pazientare invece di annoiarmi subito, ma io sono un figlio di puttana e mi butto sempre la zappa sui piedi come un contadino masochista. Forse mi sono abituato talmente tanto a non cercare nulla da non riuscire più a riconoscere un tesoro inestimabile. Non paragono le persone agli oggetti, ma talvolta le suggestioni iniziali sono le medesime anche se poi prendono corsi differenti. Avrei dovuto insistere su quel rapporto embrionale e poi se questo avesse preso una brutta piega allora me ne sarei potuto disfare in un secondo momento senza però commettere atti d’egoismo. Continuo ad avere la sensazione che questa volta ne valesse la pena, ma purtroppo o per fortuna non esistono le macchine del tempo e Michael J. Fox non ha più la mano ferma per mettersi alla guida di una DeLorean. Almeno ho potuto rendermi conto di non meritare ciò che non ho mai avuto e ne è la riprova l’uso del verbo avere in un contesto che nella sua autenticità oltrepassa qualsiasi senso del possesso. Dovrei rivolgermi a me stesso con un po’ di arroganza per bacchettare la mia stupidità e conto di farlo dopo il prossimo segno d’interpunzione. Carissimo Francesco, non sei abbastanza stupido da negare l’errore, ma lo sei a sufficienza da non trovare un modo per riparare: qualche volta in te la scemenza consolida un equilibrio perfetto. È proprio così. Comunque la consapevolezza dello sbaglio già mi fa sentire meglio, ma ogni atto d’intelligenza va oltre le mie competenze e dunque passo la pratica al caso senza aspettarmi nulla dalle sue coincidenze negligenti. Dopo anni di introspezione mi lascio ancora anticipare dalla fretta seppur su un terreno che conosco poco. La mia stoltezza merita un’illustrazione per enucleare dettagli del tutto estranei a quanto ho scritto finora. Alla fine v’è sempre una parola di cui sono prodigo: “Vaffanculo”.

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7
Lug

Fiammelle d’ovvietà nascoste

Pubblicato mercoledì 7 Luglio 2010 alle 13:57 da Francesco

Sono indisposto verso l’amicizia, specialmente quella femminile, però mi considero una persona affabile che si consente il lusso di non stringere rapporti troppo stretti. Inquadro l’amicizia come un succedaneo dell’amore, un rapporto interpersonale a servizio dell’identificazione, un analgesico per i caratteri più fragili e l’ultima spiaggia per coloro che affogano nell’omologazione sociale. Io trovo che la compagnia degli altri sia molto piacevole, però cerco di evitarla ogniqualvolta quest’ultima smetta d’essere episodica e assuma un ritmo abituale. In futuro potrei cambiare idea. Se avessi trascorso più tempo con gli altri che con me stesso oggi probabilmente sarei intrappolato in qualche vincolo inconscio e la mia personalità sarebbe castrata da censure altrettanto ignote. Peccherei di sufficienza e tracotanza se mi ritenessi del tutto libero da quelle redini interiori che non si palesano al mio Io, tuttavia ho la sensazione che tali briglie non mi stringano poi troppo. Ogni volta che parlo o scrivo di determinati argomenti mi sembra di degradarmi. Le disquisizioni sportive e politiche mi paiono decisamente nocive, ma in certi casi sono le uniche strade percorribili per ovviare alle frane del silenzio che tanto imbarazzano certuni. Alcuni discorsi esistenziali per me non godono di maggiore pregio.
Ancor oggi leggo e odo idiozie logorroiche, falsi problemi e drammi in saldo alle bancarelle del vittimismo. Qualche volta la mia serenità mi preoccupa e la equiparo alla merda perché attrae certe mosche che le ronzano attorno con intenzioni comiche e ripetitive. Alcuni dei miei interlocutori passati hanno proiettato su di me i loro problemi e si sono sforzati persino di elargire consigli alla mia persona, ma non si sono mai resi conto di come tale empatia in realtà comprovasse in loro la presenza di almeno un disagio latente.
Assomiglio a uno di quegli specchi deformanti da luna park: su di me le anime in pena appaiono come dispensatrici di saggezza e trovano caduco sollievo. La fragilità non è una colpa e la tristezza non può essere un capo d’imputazione, ma quando la stupidità si avvale d’entrambe per i suoi loschi fini allora quest’ultima diventa rea confessa e le strutture emotive suddette si trasformano in complici inconsapevoli. La forza interiore di taluni inizia e finisce nella goliardia, nelle battute scontate e nei motti di spirito che proprio di spirito sono poveri. Non mi ritengo migliore di qualcun altro, però cerco di non peggiorare e allora evito d’accompagnarmi agli zoppi per non apprendere anch’io la nefasta arte dello zoppicamento. L’amicizia invidia l’amore e alletta chiunque non riesca a raggiungere quest’ultimo, ma io non mi lascio corrompere: non ne ho proprio voglia! Diamine. Nelle mie parole ravviso onestà intellettuale e credo che non si riducano a un’espressione di rigidità né a una delimitazione radicale. Ovviamente quanto ho scritto finora vale per me e appartiene alla mia soggettività che non se ne può alienare. Navigo in acque tranquille e non ho bisogno di abbordare nessuno né d’instaurare simpatie profonde. Un giorno sarei ben lieto di ritrovarmi a remare verso l’amore, ma non presto orecchio alle sirene mentre intonano le loro perplessità e continuo ad ammirare certi orizzonti.

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6
Lug

For those who fight alone vol.1

Pubblicato martedì 6 Luglio 2010 alle 12:17 da Francesco

La musica ha sempre svolto un ruolo fondamentale nella mia vita e senza alcuni dischi non so davvero come avrei potuto compiere determinati sforzi o superare certe situazioni. Riconosco a me stesso la capacità di scegliere sempre le tracce adeguate alla salvaguardia del mio stato d’animo e quest’abilità non la baratterei per nulla al mondo. Le mie sessioni di corsa sono diminuite e sono aumentate quelle con i pesi, perciò con questa nuova serie di raccolte punto a fornirmi una spinta emotiva lievemente diversa dalla precedente. La stessa spinta può avere altre sorgenti, ma io mi affido alla musica perché è l’unica a mia disposizione. Trovo che la creazione di una compilation per l’allenamento con i pesi sia più semplice rispetto a quella per la mezza maratona. Per inaugurare questa seconda serie di raccolte ho deciso di andare sul sicuro e ho selezionato parecchi pezzi celebri, ma devo soffermarmi su uno in particolare. Il punto più alto di questa compilation è “La Vita Fugge” dei Vision Divine e in particolare da quel momento che nel video sottostante inizia a 4:21 e finisce a 4:43, ovvero l’acuto interminabile di Michele Luppi: una delle cose più esaltanti che io abbia mai udito. Alle mie orecchie un simile sfoggio di tecnica, potenza, velocità e melodia rappresenta la colonna sonora ideale per mettere sotto stress il corpo e la mente. Non c’è niente da fare, l’heavy metal e il power metal riescono a inorgoglirmi come nessun altro genere benché lo spettro dei miei gusti sia piuttosto ampio, ma in questo campo non potrei mai trovare dei degni sostituti. In passato ho già speso qualche parola a proposito della neuromusica e ci tornerò sopra prima o poi perché merita un grosso approfondimento.

  1. Benediction – We Are the League
  2. Iron Maiden – 22 Acacia Avenue
  3. Iron Maiden – Wasted Years
  4. Judas Priest – Between the Hammer & the Anvil
  5. Manowar – Carry On
  6. Manowar – Courage
  7. Manowar – I Believe
  8. Nevermore – Believe In Nothing
  9. Rhapsody Of Fire – Sea Of Fate
  10. Vision Divine – Colours Of My World
  11. Vision Divine – La Vita Fugge
  12. Vision Divine – Out of a Distant Night
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5
Lug

As I breathe

Pubblicato lunedì 5 Luglio 2010 alle 23:10 da Francesco

The rays of light find me everywhere, even when the darkest clouds overrun the sky. The heat doesn’t affect me as is supposed to do and I don’t claim icy winds to regret the hot weather in a second time. My heart is an empty place where lays an uncommon form of happiness. I could give other shapes to my feelings but it’s not only up to me and soon or later the time will show me what I deserve. At the moment there aren’t secrets nor cracks in my inner walls. It sounds like an arrogant joke, but I think to be the right person for the wrong ones. The inner balance allows me to take care of every emotional weight and I don’t need anymore the pain to improve my sensitiveness. Maybe the young tears are the thickest and the realest, so, frankly, for me it’s meaningless trying to spend them for an entire life. When I look towards the future, I don’t fear the mortal end (or I should type that I don’t fear the reaper, like the refrain of a well known song) even if I don’t embrace any religion nor theory about the afterlife. My mind doesn’t play tricks on me and this is the reason why I treat her with respect. I love myself because I saved my life and this inward-looking relationship is the only that I’ve ever known. It happens quite often that my words get repetitive, especially the English ones, but it’s fine. In these days not many thoughts run through my head. During this summer, I hope to get enough money to plan a travel. I’ve already been in some places, but I don’t care about my final destination and I just wish to fly and roam. My life is a beautiful twenty-six years old entity. Love ya, darling.

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5
Lug

Sbirraglia

Pubblicato lunedì 5 Luglio 2010 alle 11:16 da Francesco

In un modo o nell’altro sono riuscito a indossare una divisa.

I balocchi del Viminale.

Dai rilievi risulta che sono uno stronzo.

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4
Lug

Manovra interiore

Pubblicato domenica 4 Luglio 2010 alle 09:46 da Francesco

Resto con me per non inciampare sulle questioni altrui: relazioni pregresse, impegni presenti, progetti futuri. Non costruisco amicizie femminili e dispenso addii coriacei a chiunque me ne proponga una. Nella mia considerazione si trova sempre un bivio che da una parte conduce all’indifferenza e alla dimenticanza mentre nell’altra direzione si snoda verso le province dell’amore. Finora le rare viandanti che si sono addentrate per caso nella mia attenzione hanno optato tutte per l’oblio e oggi, in me, di loro si possono trovare soltanto rimasugli mnemonici. Io credo che il ricordo della mia persona non si sia mai incagliato nelle notti di nessuno. Non aspiro a diventare l’ossessione temporanea di qualcuno per alimentare l’Ego con bocconi avvelenati e io per primo declino ogni invito a banchettare con le fissazioni. Sono in grado di amare, ma non posso forzare i tempi né cambiare le persone. La solitudine eccelsa mi permette di non disperdere i sentimenti benché essi ancora non si palesino e nella loro staticità mi dipingano come un individuo anaffettivo. Mi attende una manovra interiore piuttosto pericolosa in futuro, ma conto d’eseguirla con il massimo impegno. Tra quattro anni raggiungerò la mia terza decade e per quel momento dovrò essere preparato a virare verso il futuro riducendo le possibilità di avere una relazione sentimentale. Questa diminuzione mi servirà per rimanere realista e sano di mente senza sforare in un estremo o nell’altro. In meno di un lustro la mia età raggiungerà il momento in cui forse smetterò di essere aperto per un legame. Secondo me sarebbe tardivo e rischioso l’esordio nella passione a trent’anni. Sono relativamente vicino a un responso del tempo.

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1
Lug

Dissertazione faceta sulla serietà moderata della mia illibatezza

Pubblicato giovedì 1 Luglio 2010 alle 02:07 da Francesco

Qualche giorno fa ho rincontrato per caso un vecchio compagno di giochi e l’ho salutato prima di accorgermi del suo passaggio all’età adulta, difatti si trovava con la compagna e la figlia neonata al seguito. Cazzo, non sono riuscito a trattenermi quando ho visto il passeggino e invece di complimentarmi per la nascita gli ho detto qualcosa che suonava più come una condoglianza: “Eh, ti è toccata! Che ci vuoi fare!”. Dodici anni fa io e questo tizio mettevamo le caccole sui pollici e le colpivamo con l’indice per bombardarci reciprocamente, bestemmiavamo a ogni piè sospinto e ogni tanto, prima di una serata davanti ai videogiochi, rubavamo qualche lattina di Coca Cola dal ristorante dei suoi genitori. Cazzo, mi dispiace che egli abbia procreato così giovane, difatti ha cinque anni meno di me benché io sia decisamente più infantile di lui. Ricordo ancora quando mi diceva: “Oh, io da grande faccio l’avvocato o l’attore porno”. Immagino che la prima carriera potrebbe ancora intraprenderla se decidesse di affrontare un quinquennio di giurisprudenza, ma sospetto che la seconda ormai gli sia preclusa. Dannazione. Durante l’adolescenza i miei conoscenti erano quasi tutti più giovani di me perché i miei coetanei inseguivano già le fighe. Ormai anche quei piccoli disgraziati sono cresciuti e si sono fatti irretire dalle passioni o da qualcos’altro che ne ha annientato lo spirito di un tempo. Io sono sempre la stessa persona, ho maggiore consapevolezza di me e conosco qualche data storica in più rispetto al passato, ma sono ancora un ragazzino segaiolo che sfrutta ogni occasione possibile per ridere senza freni di sé e del mondo che lo circonda. La sindrome di Peter Pan non c’entra nulla. Di gente immatura n’è pieno il mondo, ma io ho ancora il privilegio di conservare in me qualcosa d’infantile che paradossalmente mi ha permesso di crescere bene e continua a sostenermi sopra la coltre di mestizia nella quale spesso si rifugiano i cosiddetti adulti.
Una mattina della scorsa estate ho fatto impazzire il figlio di nove anni di un’amica di mia madre. L’ho battuto sul suo stesso campo e l’ho portato all’esasperazione con un armamentario verbale e facciale, però alla fine, dopo il piacevole spettacolo della sua disperazione, contro le indicazioni della madre, l’ho fatto giocare a Grand Thef Auto: Chinatown Wars e pare che si sia divertito a spacciare cocaina ed eroina mentre compiva omicidi su commissione per conto di Zhou Ming. Fanculo il metodo Montessori, se avessi meno tempo da perdere offrirei nuove teorie alla pedagogia. Comunque, a parte quest’ultimo excursus aneddotico, anch’io dovrei cominciare a guardare il gentil sesso da un punto di vista che non sia autoptico, ma c’è un’altra congiunzione avversativa che si frappone alla natura condizionale della mia intenzione: “Ma!”.
Insomma, di ragazze avvenenti ce ne sono molte e ogni anno ne nascono di nuove, ma io non ho mai conosciuto né incontrato una ragazza interessante o che io reputassi avulsa dalle banalità. In quanto affermo non incide il livello culturale, bensì la personalità e immagino che a ventisei anni per me cominci a diventare piuttosto improbabile la possibilità d’imbattermi in una ragazza che mi sia affine. La solitudine non mi pesa affatto e anch’io, per quanto ne so, le sto simpatico, perciò la preferisco ai rapporti che scaturiscono dal bisogno e dall’insicurezza, come per altro ho già avuto modo di scrivere e dire in altre sedi. Nel mio comune e nelle zone limitrofe non ho mai conosciuto qualcuno che abbia suscitato in me un interesse vivo. Infatuazioni, tutt’al più, mai partite da me, tra l’altro. Insomma, tutto ciò che ho scritto finora esemplifica in parte le ragioni per cui io preservo la verginità. Certa gente mi considera anormale perché non ho mai avuto una fidanzata né ho mai dato un bacio, ma io compatisco chi invece ha dovuto farlo per sentirsi in linea con gli obblighi virili. In me vivono paradossi che trovo fantastici. Sono disinibito, piuttosto libero, lontano dalla maggior parte delle costrizioni che spesso scaturiscono dal giudizio della collettività (o meglio, di una sua parte, quella trascurabile, per inciso) e tutto ciò lo considero più utile, prezioso e persino più simpatico di qualche episodio orgasmico. Beh, posso dire di essermi fatto con le mie mani, con la sinistra precisamente. È buffa la serietà che taluni attribuiscono a certe cose. Per la chiusa di questo appunto prolisso voglio allegare un video che reputo molto interessante. Nel filmato, precisamente dal cinquantunesimo secondo, Franco Battiato intervista Claudio Rocchi e quest’ultimo racconta una sua esperienza che a mio avviso merita un ascolto attento: io la considero una delle cose più interessanti tra quelle che ho udito negli ultimi tempi.

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