Sono in lieve ritardo con la stesura del mio secondo libro. Non ho il privilegio di dovermi attenere a una scadenza rimunerativa, perciò mi prendo volentieri altri trenta giorni per completare lo scritto, ampliarlo e correggerlo. Questa volta non ho critiche da muovere al mio testo perché ogni suo aspetto mi soddisfa. “La masturbazione salvifica: diario agiografico di un onanista” uscì già obsoleto rispetto al mio percorso introspettivo e ancor oggi lo reputo un po’ scadente benché contenga dei frammenti interessanti. Il mio stile è rimasto pressappoco lo stesso, ma si è rinforzato abbastanza da consentirmi di redigere un centinaio di pagine senza mai farmi storcere il naso. Durante la scrittura de “L’atea verginità, le beata verginità” ho avvertito il potere di controllare pienamente il peso di ogni parola e sono riuscito a macchiare le pagine bianche secondo le mie intenzioni. A tempo debito stamperò una decina di copie del libro e le spedirò ad alcune case editrici, tuttavia già da adesso non mi aspetto la pubblicazione né confido nell’ottenimento di un contratto. Conosco il valore del mio scritto e credo che superi i requisiti minimi per entrare nel catalogo di un editore, ma per conseguire qualcosa del genere dovrei farlo arrivare nelle mani giuste e di rado, molto di rado, io sono disposto a frequentare la speranza. Non sogno di diventare uno scrittore, ma cerco soltanto d’attivare e di esercitare la mia imparzialità per ridurre il suo margine d’errore. La mia opinione non scaturisce da un eccesso di autostima, sennò avrei tributato le stesse parole al mio primo libro e probabilmente non ne avrei redatto un secondo. In futuro mi piacerebbe scrivere qualcosa a quattro mani, ma non conosco nessuno disposto a farlo e neanche mi preme la ricerca di una collaborazione. Postilla: quest’oggi su Il Tirreno, a pagina quattordici, nella sezione di Grosseto, è apparsa una mia lettera in cui riporto la mia esperienza personale con i rumori molesti.
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